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Alfie Evens, un infanticidio

DOPO LA MORTE DI ALFIE,

SUI CADAVERI DEI LEONI FESTEGGIANO I CANI…

 Ora qualcuno dovrà rispondere anche davanti alla giustizia terrena di questo orrore, che, senza riserve, chiamiamo col suo nome: INFANTICIDIO!

Alfie era battezzato ed ha strenuamente lottato per vivere, finché ha potuto. Sappiamo di avere un angelo in Cielo, che prega per questa umanità decadente e decaduta nella peggiore barbarie, tanto da far morire un bimbo di fame e di sete.

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Dies Natalis Romae Aeternae

IL NATALE DI ROMA: TRA IERI, OGGI E DOMANI

Una riflessione (post celebrazioni del XXI Aprile)
per una Città proiettata nel futuro

di CRISTIAN ARNI 

Roma, 2771 dalla sua fondazione; Roma, tra Repubblica ed Impero, città dicotomica: divina e cialtrona, tra sacro e profano, Odi et amo catulliano, neanche a farlo apposta.

Roma: tra Occidente e Oriente, Nord e Sud del mondo allora s-conosciuto e racchiuso tra: superstizioni, credenze popolari nelle sue Colonne d’Ercole; Roma: dominio incontrastato, devozione da parte dei suoi sudditi, timore da parte delle popoli a Lei ostili.

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Dieci storie per comprendere il momento storico attuale

Storie speciali di persone normali 

di Marco Caneva

 

Dieci storie, dieci modi di vedere la vita, di scoprire il proprio coraggio, di abbandonarsi al flusso dell’esistenza. Dieci racconti di quel momento particolare in cui si ha la sensazione di superare un limite, di essere presenti a sé stessi come mai prima, di fare la differenza. Marco Caneva racconta di gente comune e del suo quotidiano, illuminando i gesti e i pensieri di uomini e donne che altrimenti non verrebbero mai considerati.

Dall’Afghanistan alla Korea del Nord, passando per l’Italia e viaggiando verso un futuro lontano, Storie speciali di persone normali ricorda a chi legge che dentro ogni uomo batte il cuore di un combattente, e non importa se le azioni dei personaggi dei racconti siano silenziose o eclatanti, perché ciò che conta è provarci, e non arrendersi.

I dieci racconti contenuti in Storie speciali di persone normali di Marco Canevapresentano situazioni e ambienti diversi tra loro, ma trattano tutti delle reazioni di fronte ai drammi, intimi o universali, che coinvolgono ogni uomo in ogni parte del mondo. Temi forti come la guerra, il razzismo, la violenza sulle donne, l’immigrazione, l’ecologia e la disabilità, ma anche disagi privati e all’apparenza meno importanti, sono esposti con delicatezza ed empatia, e la profondità dell’analisi psicologica dei protagonisti riesce a far sentire il lettore vicino a ognuno di essi, e a immedesimarsi e a soffrire con loro. Ad esempio nel racconto I fiori gialli di Kabul la poesia dei pensieri di pace del piccolo protagonista, il cui nome significa “Fiori”, si contrappone al crudele tema del sacrificio di innocenti in nome di un ideale distorto. In una storia in cui la vita non ha più valore perché la violenza deve vincere su di essa, si assiste alla rivalsa di un giovane eroe che da solo cambia il destino di uomini diversi da lui, ma che sente suoi fratelli. In La grande luce rossa nel cielo è la privazione della libertà personale e della possibilità di sognare a fare da sfondo a una vicenda in cui la smania di potere di dittatori folli distrugge un intero paese. E nessuno potrà mai dimenticarsi l’immagine delle monetine sparse al suolo, unica testimonianza di una vita dedicata alla fatica di persone cancellate da una bomba nucleare, sganciata per una inutile dimostrazione di forza. Caneva però non riporta solo storie dedicate ai grandi drammi del nostro secolo.Centoventisette secondi è il racconto di un uomo in sedia a rotelle che capisce, grazie a un suo piccolo atto eroico, di essere ancora sé stesso, e di poter ancora dare il proprio contributo al mondo. Che le persone non cambiano solo perché la vita le ha menomate. In Il gigante buono si fanno gli amari conti con i pensieri di un giovane immigrato, con la sua dignità, con la sua speranza di un futuro sereno per la propria famiglia in un paese straniero, con i suoi gesti di altruismo ma soprattutto col suo bisogno di sentirsi chiamato per nome e non “negretto”. E infine la storia L’ultima goccia, probabilmente la più poetica dell’intera raccolta, in cui si narra della consapevolezza che sopraggiunge, se si è fortunati, alla fine della vita. Il protagonista Pietro capisce i suoi errori, si accetta per quello che è, e si abbandona al suo destino nel mare che “era la sua vita”. Caneva dipinge un quadro delicato e tragico del momento in cui la barca del protagonista affonda, e che rimane impresso nella mente di chi legge, per la forza di Pietro di aggrapparsi agli ultimi istanti di vita e di morire come un vero capitano.

TRAMADagli altopiani afgani alla rigida Korea del Nord fino all’Italia, tra rivalsa, speranza, onore e gesti di bontà, dieci racconti su persone comuni che scoprono di essere speciali. Dieci storie diverse ma unite dal filo conduttore del coraggio e della voglia di riscatto, che ogni uomo prova di fronte alle ingiustizie e ai dolori della vita.

Missili Buoni e Morti Cattive

Missili buoni, morti cattive

di Diplomaticus

In fondo, cosa vogliono Trump, Macron e la May? Non si riesce a capire se non ragionando con freddezza in queste ore difficili. Vediamo di elencare le loro vere motivazioni, di là dalle sciocchezze untuose che ci propinano i canali  d’informazione:

  1. Gli Stati Uniti esistono e sono la potenza militare più forte del mondo. Forse non è così, ma è meglio non avere la controprova. Dopo i disastri della politica americana in Medio Oriente, una tempesta di missili è quello che ci vuole per far sapere al mondo chegli Stati Uniti ci sono ancora.
  2. Anche il Regno Unito esiste, per conto suo,dopo la Brexit. Cagnolino fedele e premiato da Washington è costantemente sulla scia delle matterie di Trump. Come una coppia di comici, spalla e controspalla.
  3. Il caso della Francia è più patetico. Macron cerca spazi in politica estera visti i risultati negativi in quella interna. I disastri provocati dalla pretesa di essere grandi sono visibili a tutti. In Libia s’è aperta una voragine, grazie all’improvvido intervento francese. In Niger prima hanno chiamato un contingente italiano poi il governo di Niamey, insufflato dai Francesi,c i ha chiesto di ritirarlo, Un’altra brutta figura per il nostro Ministero degli Esteri. Però, la cosa non ci deve stupire. C’è ancora Alfano, alla testa del dicastero!

In conclusione, la triade funesta che ha dissestato il Medio Oriente dopo la dissoluzione dell’Impero ottomano è ancora lì, sulla scena del mondo, a credere di poter dettare ancora legge al mondo intero.

Che vogliono questi signori? Ma che diamine, combattono le sostanze tossiche. Via i gas, abbasso i gas nervini! Le armi chimiche sono al bando! Tutti le hanno, le armi chimiche. L’importante è che non le si usino contro di loro.

Non vogliamo abbattere Bashar Assad, che il responsabile di sette anni di guerra civile e di milioni di morti, mutilati, profughi e disperati. Vogliamo che i morti siano morti non a causa delle armi chimiche. Poi, se vogliono morire in altro modo, è affare loro. Quello va bene. Il bambino intossicato mi fa piangere, il bambino dilaniato da una mina, no.

Singolare è il caso della Turchia, che lucra quello che può. Riceve soldi dall’Unione europea per tenere a freno gli emigranti siriani. È membro della NATO e, quindi, alleato degli Stati Uniti. Amoreggia con la Russia e l’Iran per cacciare i Kurdi dalla Siria dove aspira ad estendersi. Però, si schiera con gli Stati Uniti sulla questione dei missili. Erdogan cerca uno spazio dove più gli conviene. Alla fine si troverà con le mani vuote. Troppo furbo.

La verità è che della morte o della sorte di militari e civili, vecchi, donne e bambini, non importa nulla a nessuno. La Siria martoriata è solo l’incudine sulla quale si affila lo scontro fra la potenza della triade “occidentale” e la crescente espansione russa che, profittando dell’alleanza con un’altra potenza emergente, l’Iran, cerca di estendere la sua influenza sul Mediterraneo.

Ora, il Mediterraneo è casa nostra, anche se pieno di flotte militari altrui. La Siria è vicina all’Italia e ciò che accade in questo mare che ci divide è proprio affare nostro. Ma nessuno se ne rende conto, o, meglio, vuole rendersene conto.

 L’Occidente europeo, come il solito, non esiste. Tutti implorano la pace, anche se rischiamo quella eterna. Putin fa paura a tutti, dagli Stati baltici ai Paesi del nord fino a quelli del patto di Visegrad e ai vecchi Paesi dell’Est. Queta non movere. Ma se la situazione si radicalizzasse verso una reazione russa, che succede?

La crisi innestata dai pruriti americani, che si sentono esclusi da quel Medio Oriente dove hanno spadroneggiato fino all’altro giorno, combinando disastri, potrebbe finire qui, con una semplice dimostrazione di forza. Non serve a nulla, ma solo a dire che ci sono anche loro.

Se, invece, la reazione c’è, e potrebbe essere un attacco improvvido dell’Iran verso Israele, allora sì che le cose si complicherebbero. Israele fa paura a tutti, perché non fa dimostrazioni di forza tanto per far vedere.

Un altro aspetto importante è la posizione di Mosca. Hanno minacciato non solo di abbattere i missili americani ma anche di colpire le basi di lancio e, cioè, le navi da guerra americane. Lo faranno? Può Putin tirarsi indietro e rimangiarsi le proprie minacce? La Russia, in questo momento, è all’angolo: deve difendere il suo prestigio con la Siria (un povero straccio tirato qua e là) e con l’Iran, il suo nuovo alleato. Come saranno, ora, i suoi rapporti con la Turchia? Il quadro è in movimento.

Se fa marcia indietro, perde la faccia. Se è coerente, ma è meglio di no, siamo alla guerra. La situazione è molto simile a quella dei missili sovietici a Cuba. La reazione americana e la saggezza di Krusciov salvarono il mondo da un conflitto.

Tutto il resto è nulla: l’immigrazione, il bilancio, il governo italiano che si farà o non si farà, i veti incrociati, le miserie della politica europea, i destini di tanti piccoli Paesi assediati dalla fame e dai loro governi più o meno “democratici”, sono solo spazzatura. Quando volano i missili arriva l’ora della verità.

È difficile immaginare il seguito. Ci sono le Nazioni Unite per parlare per mesi. Una buona occasione per stemperare le cose, sempre che non accadano altri fatti gravi. Forse, però, tutto finirà così: un’ondata di missili ogni tanto, una marea di proteste, dissociazioni e distinguo inutili. Quando si è impotenti, si dice che si è responsabili.

Sul fronte interno, nulla segnalare. Di Maio vuole fare il Presidente del Consiglio. Berlusconi non vuole andare in soffitta, il PD non vuole partecipare ma solo fare opposizione. La Lega non farà mai un governo con loro. Tutti contro tutti. E il Paese si sbraca. Vuoi vedere che Gentiloni reggerà ancora il timone della barca?

Le basi americane di Aviano e Sigonella sono ancora lì. Se le cose si complicassero, ci troveremmo in un bell’imbarazzo. Chi si prenderà la briga di dire di sì al loro utilizzo oppure di no? Meglio Gentiloni e Alfano, forse, tanto devono scomparire nell’ipotetico, futuro assetto di governo. La politica dell’assenza o della neutralità è una costante nel nostro Paese ma non ci ha mai salvato dai disastri di una guerra. Tardi e male, come sempre.

La “buona scuola”

Timidi insegnanti contro teppisti di classe 

Un venti percento della popolazione scolastica subisce, nella fascia tra gli undici ed i diciassette anni, secondo un’indagine ISTAT, episodi di bullismo: una significativa percentuale a comprova dell’involuzione negativa di tanti ragazzi, senza alcuna distinzione sociale. Un fenomeno trasversale, che, soltanto in occasione di fatti clamorosi, finisce sotto i riflettori della cronaca e rapidamente torna nel cassetto dei problemi dimenticati, fino al successivo episodio di sopraffazione.

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Il 27 Gennaio, in ricordo di Père Marie Benoit

Père MARIE BENOîT, da PARIGI

“Il Padre degli ebrei”

Una ricerca storica a cura di
Padre RINALDO CORDOVANI*

Lo scorso 27 gennaio è stata celebrata la Giornata della Memoria, nella quale si ricordano le vittime dell’Olocausto, del nazismo.  È stata scelta questa data perché il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa arrivarono nei pressi della città polacca di Auschwitz e scoprirono il campo di concentramento e di sterminio degli ebrei, creato dai tedeschi. Vi trovarono circa 7.000 prigionieri, sopravvissuti perché erano stati usati come cavie per la ricerca medica. Molti erano bambini e una cinquantina di loro aveva meno di otto anni.  Molti ebrei poterono evitare quella triste sorte, grazie alle iniziative di enti e di privati, che li protessero, anche a rischio della propria vita.

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