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IL 9 Maggio…. “il Giorno dell’Europa”,
con l’ Europa come Convitato di Pietra

Una “Festa dell’Ipocrisia

analisi e riflessioni di TORQUATO CARDILLI 

Oggi 9 maggio le reti radio tv, i Ministeri, i Parlamenti, le Ambasciate nel mondo dei 27 paesi dell’Unione celebreranno, sulle note del preludio dell’Inno alla Gioia della 9ª Sinfonia di Beethoven, la festa dell’Europa senza che nessuno dei mali che più o meno opprimono i suoi popoli siano stati eliminati. 
Tra le tante cose che non vanno con l’Europa ci sono due questioni che destano perplessità, se non sdegno, nel cittadino informato: la troppa subalternità alla Germania e l’assenza di concreta solidarietà.

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GIORNOXGIORNO 9 MAGGIO 2020

C’E’ POSTA !

La cartolina, con LA PREGHIERA DEL SOLDATO ITALIANO, è quella che Tersilla ha utilizzato per inviare, ad un militare del 57° Fanteria, in Zona di Guerra, saluti, notizie di altri militari ed un grande abbraccio.

La cartolina, inviata il 9 dicembre, in prossimità del Natale 1915, per i militari italiani il primo della Grande Guerra, stampata otto mesi prima, sembra inviare un messaggio pacifista: “ …non vogliamo mettere a sacco e fuoco le terre altrui” e se proprio controvoglia si debba entrare in guerra: “ … se venga il giorno che noi dobbiamo combattere” si prega perché giunga la pace con la vittoria: “… dacci la vittoria

Tersilla a fianco della data ha scritto “S Maria”, non è un riferimento alla Madonna, anche se la data si posiziona tra l’8 ed 10 dicembre, dedicate alla devozione della Vergine, S Maria è la località da dove scrive: Santa Maria della Versa – Pavia.

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#Valentinoempathy la nuova campagna fotografica in aiuto allo Spallanzani di Roma

Empatia, una parola, che Pierpaolo Piccioli, il direttore creativo di Valentino, definisce un’emozione in grado di abbattere le distanze fisiche e consentire la connessione anche in tempi di distanziamento sociale.

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GIORNOXGIORNO: partendo da oggi 4 maggio 2020

RIFLESSIONI AUTOBIOGRAFICHE NARRATE IN TERZA PERSONA 

Alessandro Ricci sta per ultimare il suo secondo mese di clausura forzata, o se preferite, di arresti domiciliari, in piena sicurezza. La sua colpa è di avere ormai 77 anni e, pertanto, di essere considerato un soggetto ad alto rischio.

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Coronavirus e moda: bisogna ripartire dalla sostenibilità

Ripartire, da dove?

Se c’è una cosa che il fashion system, italiano e non solo, ha dimostrato in questi mesi di difficoltà è la capacità di reazione, la prontezza nel cercare un modo per risolvere le cose, che poi è alla base del concetto stesso di resilienza.

Sono tantissimi i marchi, da quelli del lusso a quelli di fast fashion, che si sono adoperati per riconvertire una parte dei propri stabilimenti per realizzare mascherine e camici per medici e infermieri: da Prada a Gucci passando per Valentino, Armani e Salvatore Ferragamo, solo per citarne alcuni. Dallo tsunami che il coronavirus ha riversato sulle aziende di moda e dal modo in cui queste hanno reagito emergono due questioni di importanza sostanziale: la prima è che il settore è stato in grado di muoversi e mettersi in gioco per uno scopo superiore al profitto; la seconda è che una catena di produzione lunga e sparpagliata geograficamente (globalizzata) ha dei limiti enormi.

Nuovi valori

Un nuovo senso di comunità: ecco cosa sta emergendo da questa crisi. Una sorta di nuovo pensiero comunista, lontano dal comunismo storico. La banale scoperta che per battere il virus servono coordinamento e cooperazione globale è a suo modo rivoluzionaria. Stiamo riscoprendo quanto abbiamo bisogno gli uni degli altri”. Sono parole di Slavoj Žižek, filosofo sloveno, su Robinson di Repubblica convinto come molti altri che l’epidemia di Covid-19 stia lasciando strascichi importanti non solo sulla salute e sull’economia, ma anche sulla nostra socialità, sul modo in cui stiamo con gli altri. Se davvero ci sarà la definizione di una nuova scala di valori nei consumatori, allora le aziende dovranno sapervi aderire. L’aver dimostrato di saper agire per una ragione più importante del profitto (come la solidarietà umana), pone le basi per la diffusione di un modello aziendale “purpose driven”, guidato da uno scopo. E questo scopo per le aziende di moda non può che essere la sostenibilità ambientale e sociale, già valore condiviso tra le fasce più giovani di consumatori prima della diffusione della Sars-Cov-2 verso il quale si stavano piano piano orientando tanti marchi con iniziative a volte strutturate, altre meno.

Secondo Fashion Revolution, il movimento globale nato per cambiare il sistema moda in seguito al crollo del Rana Plaza in Bangladesh nel 2013, ogni anno vengono prodotti oltre 150 miliardi di capi d’abbigliamento, la maggior parte dei quali viene usato pochissime volte prima di essere gettato via. Un consumo di abbigliamento spropositato e in costante crescita anno dopo anno che ha un impatto ambientale e sociale enorme, soprattutto in quelle aree dell’Asia dove è concentrata la gran parte della produzione mondiale. Bene, anche questo consumismo sfrenato potrebbe uscire ridimensionato dall’epidemia di Covid-19. Ne è convinta Li Edelkoort, la più nota anticipatrice di tendenze di moda e design, che in una intervista di inizio marzo al magazine Dezeen ha dichiarato: “Sembra che stiamo entrando in una quarantena di massa del consumo durante la quale impareremo come essere felici solo con un vestito semplice, riscoprendo i nostri preferiti tra quelli che già possediamo, leggendo un libro dimenticato e cucinando tanto per rendere la vita bellissima. L’impatto del virus sarà culturale e cruciale per costruire un mondo alternativo e profondamente diverso”. E ancora: “Dovremo raccogliere le macerie e reinventarci tutto da ciò che resta una volta che il virus sarà sotto controllo. E questo è il passaggio per cui nutro più speranza: un nuovo e migliore sistema da adottare, con maggior rispetto del lavoro umano e delle sue condizioni. Alla fine saremo costretti a fare quello che avremmo dovuto fare fin dall’inizio”.

Cambiare la filiera

Il cambiamento radicale verso una moda guidata dal valore della sostenibilità impone alle aziende di prendersi la piena responsabilità dei costi non solo economici della produzione di abiti e accessori. Significa volgarmente metterci la faccia in ogni passaggio della filiera di produzione, controllarla, certificarla, garantirla.

L’epidemia scoppiata in Cina a gennaio 2020 ha smascherato, prima ancora che il virus si diffondesse nel resto del mondo, uno dei limiti dell’avere catene di produzione lunghissime e sparpagliate geograficamente: non solo non se ne ha il controllo in termini di costi sociali e ambientali, ma nel caso di imprevisti si rischia di non essere in grado di gestirle. Al contrario prediligere una supply chain corta e meno globalizzata favorisce la flessibilità della stessa e permette di assumersene la piena responsabilità in termini di inquinamento ambientale e condizioni di lavoro dei suoi operai. L’ha spiegato bene sulle pagine di WWD Hakan Karaosman, esperto di filiera di produzione sostenibile nel settore moda presso la Commissione Economica delle Nazioni Unite per l’Europa: “I marchi di moda che hanno preso iniziative concrete per creare delle supply chain più corte, più resilienti e più trasparenti hanno potuto constatare che le situazioni inaspettate possono essere controllate meglio. In aggiunta quei brand che hanno creato una cultura della filiera di produzione attraverso l’impegno e la leadership responsabile hanno già dimostrato che le catene di produzione sostenibili portano ad avere dei vantaggi competitivi in termini di prestazioni operative”.

È il momento di pensare a come ripartire dopo questo stop forzato. Sarà una strada lunga e difficile considerando che tutta la produzione e la promozione delle collezioni SS20, FW20 e SS21 dovrà essere rivista e riadattata. Però sarà anche l’opportunità per provare a scrivere un futuro diverso per il settore su una pagina bianca, o quasi, che passi per una reale presa di coscienza da parte del mondo della moda sul suo impatto ambientale, sociale e culturale.

 
 
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Intervista a tutto tondo per Alice Mignani
professionista impegnata a 360°

UGO ALBANO INTERVISTA ALICE MIGNANI VINCI

Sulla Consul Press sono stati recentemente pubblicati due articoli a firma di Alice Mignani Vinci – criminologa forense, assistente sociale, comunicatrice  …e non solo.
Noi della Redazione confidiamo che tale poliedrica professionista desideri proseguire a collaborare con la nostra Testata. Pertanto, per una sua presentazione in modo simpatico ai nostri lettori, abbiamo ritenuto pubblicare un’ articolata intervista rilasciata proprio dalla medesima ad UGO ALBANO – suo collega nella professione di assistente sociale, nonché brillante giornalista.      

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“Si sta come d’autunno …” rimembrando Ungaretti in tempi di Covid-19, così come nella Grande Guerra

ANNOTAZIONI DAL “DIARIO di GUERRA” – VENERDI’ X APRILE,
redatte alle ore 10 del mattino 

E’ la guerra, lo dice la radio, ne parlano in televisione, ne scrivono i quotidiani, tutti ci siamo dentro senza distinzione d’età e di sesso.
Mi tornano in mente le poche parole di un poeta soldato della Grande Guerra, Giuseppe Ungaretti: Si sta come/ d’autunno/ sugli alberi/ le foglie. In questa primavera – autunno – cadono a centinaia – le foglie – i nostri cari, gli amici.

E’ la guerra di Due Mondi, da una parte c’è il nemico, un batterio, un virus, che riusciamo a vedere, a riconoscere soltanto con l’aiuto di un microscopio, dall’altra i combattenti, tutti gli esseri umani dai neonati ai bisnonni, al loro fianco degli osservatori, specialisti che controllano i movimenti del nemico, ne studiano le mosse, ne contrastano l’aggressione.

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Micalizzi e S.n.a.c. a fianco di Mogol (Siae) in una battaglia sulle note musicali

LA SOLIDARIETA’ di MICALIZZI – Presidente SNAC 
A FAVORE di MOGOL – Presidente SIAE

Lo S.N.A.C. – Sindacato Nazionale Autori e Compositori si è schierato a fianco del Presidente SIAE Mogol che, qualche giorno fa ha opportunamente commentato, con alcuni “distinguo”, le richieste di Innocenzo Cipolletta –  Presidente di Confindustra Cultura Italia – indirizzate al Governo e al Parlamento, per estendere ai produttori il 10% dei compensi per copia privata incassati dalla Siae e destinati appunto agli Autori.

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Il fatto: italiani mai più lasciati soli

ROMA – ANZIANA SOLA IN CASA NON MANGIAVA DA DIVERSI GIORNI SALVATA DAI CARABINIERI 

  • ROMA – Ieri sera, poco dopo le 20,30 un’anziana donna di 84 anni, italiana, che abita nel quartiere Nuovo Salario a Roma, ha chiamato il 112 ed ha chiesto aiuto ai Carabinieri in quanto, non riuscendo a deambulare, non poteva alzarsi dal letto ed era a digiuno da diversi giorni.
    La centrale operativa del Gruppo di Roma le ha inviato a casa una pattuglia di Carabinieri della Stazione Roma Fidene. Una volta giunti  all’abitazione, l’anziana signora versava in condizioni di abbandono, e non mangiava da diversi giorni. I Carabinieri hanno accudito nell’immediatezza la donna, le hanno dato da bere, le hanno donato il loro pasto caldo, mandato a prendere in caserma e le hanno tenuto compagnia fino all’arrivo dei servizi sociali del comune di Roma che la stanno ora seguendo.
    L’anziana signora si è subito ripresa, non è stato necessario l’intervento di personale sanitario, solo sarà necessaria e presente l’immancabile l’attenzione solidale che gli italiani hanno ritrovato in questi giorni di estrema difficoltà della Nazione.
    Storie di fame che non si sentivano dai racconti dei nostri nonni, i racconti del tempo dell’ultima guerra.

 

 

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Articolo 34 della Costituzione italiana: ………. IL “Diritto allo Studio”

A COLLEFERRO I CARABINIERI CONSEGNANO TABLET A DUE GIOVANI STUDENTI PER SEGUIRE LE VIDEOLEZIONI DEL LORO PROFESSORE 

Ora potranno riprendere a studiare nonostante la chiusura della propria scuola a seguito del D.P.C.M. emesso per arginare il contagio da COVID-19.

I Carabinieri delle Stazione di Gavignano e di Gorga, due piccole frazioni del Comune di Colleferro, hanno provveduto alla consegna di due tablet ad altrettanti giovani studenti, un ragazzo ed una ragazza entrambi 13enni, frequentatori dell’Istituto “Margerita Hack” di Colleferro.

I ragazzi hanno ricevuto l’inaspettata visita dei militari che, grazie all’iniziativa promossa dall’Amministrazione Comunale di Colleferro e dal loro professore, si sono subito adoperati, in questo momento emergenziale, per tutelare il diritto allo studio dei due giovani.

 

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Regno Unito, il rientro dopo la Brexit

E se volessi tornare nel Regno Unito con la mia partner italiana dopo la Brexit
Finora la maggior parte dei discorsi sulla Brexit si è concentrata sul trasferimento degli inglesi in Italia, ma la pubblicazione delle nuove regole sull’immigrazione proposte dal Regno Unito ha lasciato chiedersi a molti se potranno mai tornare indietro.

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Hitler, Mussolini e Churchill: il fallimento dell’Unità del Mondo negli anni Quaranta

Raffaele Panico

Su una cosa Winston Churchill aveva ragione: “La guerra inutile”, o meglio il secondo atto della guerra totale europea dopo il 1914-18, dopo la “pace drogata”, pace sedata dagli iniqui Trattati di pace, tra il Ventennio armato 1918-39, e la nuova guerra totale che avrebbe portato ad un colpo quasi definitivo alla nostra Civiltà Europea. Si è trattato infatti di 55 milioni di morti, di cui circa 27 milioni solo tra i popoli dell’ex URSS e altri milioni e milioni tra europei orientali e occidentali. Vediamo questa storia dalla parte d’osservazione geopolitica dell’Italia. La Germania era alleata sia con l’Italia che con la Russia sovietica nell’agosto del 1939 Patto d’Acciaio e Patto Molotov-Ribbentrop. 


Danzica allora, poco più grande dell’italiana Fiume, la cui questione era stata risolta da Noi con gli slavi del Sud, valeva forse una guerra totale sull’Europa? Hitler, dopo il Patto di Monaco del 1938 non andava più bene agli inglesi! Puntava all’Unità del Mondo. In 4 grandi aree: “l’America agli americani” secondo la dottrina di Monroe da Hitler recepita (anzi le Americhe agli USA); l’Impero Britannico il Commonwelth con l’India agli inglesi; e l’Europa e l’Africa agli italo tedeschi (che si chiamava anche Atlantropa come unico continente collegato dal Mediterraneo altamente antropizzato, con moderne tecnologie); infine un’area Estremo Orientale (esclusa l’India britannica) sotto dominio nipponico. Questo Londra, da Noi chiamata la perfida Albione, non lo poteva permettere.

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Multiservizi, Fisascat-CISL Roma

Multiservizi, Fisascat-CISL Roma: “Oggi ricevuti da Giampaoletti: 
dg sostiene che gli oltre 100 dipendenti SGS riceveranno arretrati”

 “I lavoratori sono senza retribuzione da novembre: l’auspicio è che le rassicurazioni ottenute si verifichino al più presto”

“Anche grazie alla mobilitazione dei lavoratori della SGS, che oggi e nelle ultime settimane hanno manifestato in circonvallazione Ostiense per la mancata corresponsione degli stipendi da novembre ad oggi, siamo stati ricevuti in mattinata dal direttore generale del Comune di Roma, Franco Giampaoletti, insieme a una delegazione di sindacalisti delle altre confederazioni, e abbiamo ottenuto rassicurazioni sull’erogazione delle spettanze”.

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Niccolò Tommaseo e Pasquale Paoli dagli studi di Virgilio Missori

Tommaseo, dalmata nato a Sebenico, Giampietro Viesseux e il Risorgimento
Raffaele Panico
 
Nel solco degli studi sul dalmata italiano, Niccolò Tommaseo, degno di tante fatiche è stato anche
l’importante carteggio intercorso tra Giampietro Viesseux e il Tommaseo. Abbraccia gli anni 1835-1863. In realtà, lettere tra i due amici vennero scambiate anche in anni precedenti, ossia fin dalla
reciproca conoscenza, dal 1826 circa. Ma, quelle sopra ricordate, rappresentano il periodo più significativo del nostro Risorgimento, e dovevano venire alla luce come necessario e autorevole
complemento dell’altra conversazione: Gino Capponi e Niccolò Tommaseo. Conversazione venuta
alla luce per merito di due studiosi, Paolo Prunas e Isidoro Del Lungo. Il Carteggio Vieusseux-Tommaseo è stato studiato, per oltre quaranta anni, grazie al merito di un valoroso studioso tommaseiano, il professor Virgilio Missori, sacerdote rosminiamo, scomparso a Roma nell’autunno del 2005.

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Retrovisione: Carl Schimtt, l’individuo e lo Stato, l’etica e la lealtà nel XX secolo

 In “Etica dello Stato e Stato pluralistico”

(Staatsethik und pluralistischer Staat, in Kantstudien, Band XXXV, Heft 1, 1930)

a cura di Raffaele Panico

Carl Schmitt filosofo e giurista tedesco, nato nel 1888, è una figura emblematica della cultura politica tedesca ed europea del XX secolo. Alla fine del secondo conflitto, a guerra finita, gli Alleati lo arrestano per i suoi legami col nazismo quindi processato e alla fine venne assolto per un “non luogo a procedere”.

Scrive Schmitt nel 1930: “Anche in Germania, dopo il crollo dell’impero bismarckiano, dottrine sullo Stato e sul Governo che si ritenevano stabilissime hanno subito una crisi; né ciò reca meraviglia se si pensi che, scuotendo lo Stato, si scuote anche la concezione etica dello Stato. In particolare, se non si concepisce lo Stato come unità e potenza superiore, tutti i dati dell’etica kantiana dello Stato, diventano contraddittori e fallaci”. […] “Una concezione anglosassone dello Stato, che ha tentato di insinuarsi in Germania, è la così detta pluralistica, sostenuta da G.D.H. Cole e da Harold Laski, per questi autori lo Stato è un gruppo sociale da juxtaporsi e non da sovrapporsi agli altri gruppi sociali. E come ogni gruppo sociale ha la sua etica, così anche lo Stato ha la sua. Vi è una etica della Chiesa, della classe, della famiglia, dell’azienda, del club, etc. Tutte queste etiche importano una pluralità di lealtà. Non vi è una gerarchia di doveri; ma un vario complesso di doveri che coesistono e si sommano. La lealtà verso lo Stato non ha alcuna preminenza sulle altre”.

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