Sol Invictus
Il “Sol Invictus” o per esteso Deus Sol Invictus era un’appellativo religioso per definire diverse divinità nel tardo Impero Romano riunite in una sola.
Nello specifico al classico Apollo della mitologia greca e romana furono aggiunti Helio (Titano dell’astro Solare), El-Gabal (divinità solare siriana) e Mitra (divinità induista e persiana, vedi il mio articolo al riguardo) che furono unite in una sorta di monoteismo solare.
Al contrario del precedente Sol Indiges (sole nativo, ma comunque di etimologia incerta), il termine Sol Invictus fu formato per analogia con la titolatura imperiale in quanto era Pius (devoto),Felix (fortunato),Invictus (invitto).
Per altre fonti il Sol Invictus ha un’origine orientale, specialmente perché in Siria e Egitto vi erano riti in cui la Vergine partoriva il Sole: Epifanio di Salamina segnalava ad esempio che in alcune città d’Arabia il dio Aion (in greco un aspetto del tempo) era generato dalla vergine Kore (fanciulla, donna, nelle sue infinite potenzialità, da vedere anche in relazione col nome di Persefone.
Quando Eliogabalo divenne imperatore a soli 14 anni nel 218 era sacerdote di Elagabalus Sol Invictus, si adoperò in tutti i modi per far emergere questa sua divinità ma incontro una forte opposizione, alla sua morte solo 4 anni dopo (222) il culto terminò lasciando pochi segni residuali nella storiografia dell’epoca: soprattutto molti imperatori continuarono ad usare sulle monete la corona radiata solare introdotta da Eliogabalo.
Qualche tempo dopo nel 272 Aureliano sconfisse la regina Zenobia del regno di Palmira e disse di aver avuto la visione del dio-sole di Emesa che interveniva a rincuorare le sue truppe e che lo importo a Roma come dio Sol Invictus. L’introduzione di Aureliano fu vista come elemento di coesione visto che il culto del sole era presente in tutte le regioni dell’Impero ma con nomi differenti: a Roma e in Grecia sia Giove-Zeus che Apollo – Apollon avevano questo ruolo.
Oltretutto anche i primi cristiani vennero più volte confusi con adoratori del dio Sole o Sole Invictus in quegli anni quando non erano confusi con adoratori del dio Mitra, anche lui incluso fra l’altro nel Sol Invictus (vedi mio articolo al riguardo), in particolare il dio veniva rappresentato come un giovane senza barba, iconografia caratteristica del dio Mitra.
Come dicevo Aureliano consacrò il tempio del dio, facendone la principale divinità del suo Impero istituendo la festa solstiziale del Sol Invictus, dies natalis Solis Invicti, il “Giorno di nascita del Sole Invitto” ed era una festa che si innestava sui più antichi Saturnali, concludendoli. Vi erano comunque altre date in cui si celebrava la “nuova” divinità soprattutto il 19 o il 22 ottobre.
Nel frattempo Costantino in qualità di Pontifex Maximus dei romani aveva fatto incidere la scritta Soli Invicto Comiti sulle monete, il dio era visto come un compagno di viaggio dell’imperatore, istituendo il primo giorno della settimana come santificato a lui (giorno del sole); in seguito con l’ufficializzazione della religione cristiana fece coincidere il Natale del Sol Invicto con quello cristiano. Il Natale come festa puramente cristiana cominciò invece a festeggiarsi dal 380 d.C. secondo quanto riportato da S.Gregorio di Nissa, prima della riforma di Costantino il Natale cristiano si festeggiava il 6 di gennaio e il 28 marzo.
La terminologia che riguardava l’elemento luce e le sue fonti, le lucerne, il fuoco, le stelle, il sole e la luna sopra gli altri si riferirono all’inizio alla loro realtà fisica, in seguito all’esperienza umana si sono caricati di metafore e simboli di ogni genere, diventando concetti ben diversi, molto più complessi della semplice realtà da cui erano scaturiti.
Per esempio alla luce si contrappose l’oscurità, al giorno la notte: in questa maniera la luce divenne simbolo di verità, di conoscenza, di consapevolezza e si contrappose alla notte simbolo di ignoranza e menzogna. Presso i popoli mesopotamici il dio del sole S’amas’ è colui che garantisce la giustizia e il rispetto degli accordi, nella famosa stele di Hammurabi il re di questo antico popolo è ritratto mentre riceve da Samas le leggi che poi promulgherà.
Secondo Gaston H. Halsberghe, Aureliano riformò un culto, quello del dio Sol Invictus, che aveva perso seguito tra i fedeli negli anni precedenti, e lo fece per unificare l’impero e rinnovare i legami con l’autorità centrale dopo le varie guerre e i vari imperatori succedutisi rapidamente. Compì quindi non solo una riforma religiosa ma anche una vera e propria riforma amministrativa: «La Cristianità era infatti in pieno sviluppo -scrive Halsberghe- e i culti orientali avevano scosso la fede nelle antiche divinità romane e le aveva derubate della loro capacità di sostenere la devozione». Per Halsberghe quindi, in un periodo storico in cui l’aspirazione religiosa conduceva verso il monoteismo, il nuovo culto del Sol Invictus suggellò gli sforzi di Aureliano per stabilire la centralizzazione e il coordinamento dell’impero: «Lo Stato romano era tornato a essere uno, ma aveva un leader, l’imperatore, e un unico dio per proteggerlo, il dio Sol Invictus». Il dio Sole fu lo strumento con il quale Aureliano si identificò nella divinità, e con il quale rafforzò la sua autorità. La conseguenza immediata del monoteismo del Sole, dice ancora Halsberghe, «è stata così l’unità religiosa dell’impero e la divinizzazione dell’Imperatore nella sua persona».
Sole come messia ebraico e visione cristiana
In una profezia biblica appare il legame tra messia e il concetto di Sole (Libro di Malachia, 3 20-21):
“La mia giustizia Sorgerà come un Sole e i suoi raggi porteranno la guarigione… il giorno in cui manifesterò la mia potenza, voi schiaccerete i malvagi” quindi i concetti di sole e luce si erano già trasformate in armi della divinità per punire coloro che avrebbe considerato come nemici della sua fede.
Il sole come simbolo messianico appare comunque anche nei Manoscritti del Mar Morto che precedono la nascita del guidaismo.
Nel vangelo secondo Luca la nascita del sole come giustizia è un annuncio profetico della nascita di Gesù Cristo, Giovanni Battista sarà identificato come colui che preparerà la via al Signore attraverso suo figlio; Gesù Cristo è presentato nel capitolo successivo come “Luce per illuminare le nazioni” (Luca 2, 32).
Nel vangelo secondo Giovanni è frequente il simbolismo di Gesù Cristo come luce ( Giovanni 1, 4-9, e Giovanni 8, 12), come già avveniva nelle scritture rabbiniche dell’epoca ma qui bisogna ricordare che Gesù Cristo stesso era un rabbino fariseo (e le critiche che rivolgeva spesso al suo popolo erano per spronarlo a reagire).
L’iconografia cristiana delle origini utilizzò sistematicamente temi iconografici pagani, soprattutto nei primi tre secoli, quando il rischio delle persecuzioni impediva l’uso in luoghi come le catacombe di simboli troppo esplicitamente cristiani. Furono perciò adottati anche attributi solari per alludere a Cristo, come la corona radiata del Sol Invictus o, in alcuni casi, il carro solare. L’utilizzo del sole come simbolo cristologico è durato nei secoli sino a oggi. Anche nell’abside esterna del Duomo di Milano, dove il Cristo è rappresentato nella trinità come un sole fiammeggiante.
Foto wikipedia Romano Impero ©Francesco Spuntarelli