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Sostenibilità, Inclusività e Solidarietà Globale per un Futuro Equo
Scritto da Fulvio Muliere il . Pubblicato in Costume, Società e Religioni.
a cura di Fulvio Muliere
Verso una Nuova Giustizia Sociale.
Sviluppare un modello di giustizia sociale che abbraccia le sfide ambientali, le disuguaglianze strutturali e la partecipazione democratica globale, riflettendo sulla necessità di un cambiamento radicale delle politiche pubbliche e delle pratiche sociali, con una visione che integri le diverse dimensioni della giustizia e promuova un equilibrio tra i diritti individuali e il bene comune.
La giustizia sociale è una questione centrale che ha attraversato le filosofie politiche e le scienze sociali per secoli. Tuttavia, nel XXI secolo, la definizione stessa di giustizia sociale sta cambiando radicalmente. Mentre in passato si concentrava principalmente sull’equità economica e sulla distribuzione delle risorse, oggi il concetto si è ampliato per includere aspetti legati alla sostenibilità ambientale, ai diritti umani universali, all’inclusività sociale e alla solidarietà globale. Il nuovo paradigma della giustizia sociale, quindi, si presenta come un approccio integrato e complesso volto ad affrontare le sfide contemporanee, come le disuguaglianze globali, i cambiamenti climatici, le migrazioni forzate e le discriminazioni sistemiche.
Storicamente, la giustizia sociale è stata legata alla distribuzione delle risorse, ovvero al tentativo di ridurre le disuguaglianze economiche e garantire a ciascun individuo pari opportunità. Questo concetto ha le sue radici nel pensiero di filosofi come Jean-Jacques Rousseau e John Locke, che hanno posto l’accento sull’importanza di un contratto sociale fondato sulla libertà e sull’uguaglianza dei diritti. Tuttavia, la giustizia sociale come redistribuzione delle risorse ha assunto una forma moderna e più articolata grazie alle teorie del filosofo statunitense John Rawls, che nella sua opera A Theory of Justice (1971) ha esposto il suo concetto di “giustizia come equità”. Rawls ha definito due principi fondamentali della giustizia: il primo stabilisce che ogni individuo deve godere di un sistema di libertà uguali, mentre il secondo, il “principio della differenza”, permette disuguaglianze economiche solo se queste beneficiano i più svantaggiati della società. In altre parole, le disuguaglianze sono giustificate solo se migliorano le condizioni dei più poveri e svantaggiati.
Seppur fondamentale, l’approccio di Rawls ha visto limitazioni nel contesto odierno, dove la globalizzazione, il cambiamento climatico, le disuguaglianze sociali complesse e la mobilità delle persone pongono nuove questioni. Rawls stesso riconosceva che una “società giusta” deve saper adattarsi ai mutamenti sociali ed economici, ma le sue teorie non forniscono risposte complete per affrontare la crescente interconnessione delle società moderne.
Nel contesto della globalizzazione, le disuguaglianze non si limitano più a differenze economiche interne, ma si espandono su scala globale, con paesi ricchi che accumulano risorse a spese di quelli più poveri. Questo fenomeno ha messo in luce la necessità di un ripensamento delle politiche sociali a livello internazionale, che non possano più essere limitate ai confini statali. La giustizia sociale, quindi, deve essere estesa oltre i confini nazionali e deve comprendere una visione globale delle disuguaglianze e dei diritti umani universali.
Il “nuovo modello di giustizia sociale” emerge come una risposta alle sfide moderne. Questo modello non si limita alla redistribuzione economica, ma include aspetti fondamentali come la sostenibilità ecologica, l’inclusività sociale, la partecipazione democratica e la solidarietà globale. Ognuno di questi pilastri gioca un ruolo cruciale nel ridefinire cosa significhi costruire una società giusta nel contesto del XXI secolo.
Una delle principali preoccupazioni del nostro tempo è la crisi ecologica globale, che è diventata una delle principali cause di disuguaglianza e di vulnerabilità. I cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità, l’inquinamento e l’esaurimento delle risorse naturali sono fenomeni che colpiscono maggiormente i gruppi più poveri e vulnerabili, non solo nelle aree meno sviluppate, ma anche nelle società avanzate, dove le persone più fragili sono più esposte ai danni ambientali. La giustizia ambientale non è più una questione di tutela dell’ambiente in termini generali, ma di equità nelle sue implicazioni sociali ed economiche.
Il concetto di “giustizia intergenerazionale” è centrale nel nuovo modello di giustizia sociale. Come sottolinea il filosofo Henry Shue, «è nostro dovere non solo proteggere i diritti delle generazioni future, ma anche ridurre le disuguaglianze ambientali esistenti» (Shue, 2014). L’idea di intergenerazionalità implica che le azioni odierne non compromettere il benessere delle generazioni future. Se non agiamo ora per fermare i danni ambientali, rischiamo di lasciare un mondo inabitabile a chi verrà dopo di noi.
A questo riguardo, l’adozione di politiche che incoraggiano la transizione verso un’economia verde, come l’uso delle energie rinnovabili, la promozione dell’economia circolare e la riduzione delle emissioni di gas serra, diventa fondamentale. La giustizia ecologica non è solo una questione ambientale, ma anche sociale e politica, che richiede un impegno congiunto per creare politiche che promuovano l’equità e la sostenibilità.
Un altro aspetto centrale del nuovo modello di giustizia sociale è l’inclusività, che si oppone alle discriminazioni razziali, di genere, sessuali e culturali. Le disuguaglianze strutturali, che sono spesso radicate nella storia di una società, impediscono a molti individui e gruppi di partecipare pienamente alla vita sociale, politica ed economica. La giustizia sociale non può limitarsi a promuovere la redistribuzione delle risorse, ma deve anche affrontare le discriminazioni sistemiche che operano a livello individuale e collettivo.
La filosofa e teorica della giustizia Nancy Fraser, nel suo libro Fortunes of Feminism (2013), afferma che la giustizia non può essere intesa solo come una distribuzione equa delle risorse, ma deve includere anche il riconoscimento e la valorizzazione delle identità sociali e culturali. «La giustizia», scrive Fraser, «è il risultato della riconciliazione tra il riconoscimento delle differenze culturali e l’equità nella distribuzione delle risorse». In altre parole, la giustizia sociale deve non solo promuovere il benessere materiale, ma anche garantire che tutti i gruppi sociali possano vedere riconosciuto il loro valore e la loro identità.
La lotta contro il razzismo, la discriminazione di genere e altre forme di esclusione è quindi un pilastro fondamentale per una società giusta. Politiche inclusiviste devono promuovere l’accesso uguale alle opportunità in tutti gli ambiti: istruzione, sanità, lavoro e partecipazione politica. Ad esempio, l’uguaglianza salariale tra uomini e donne, la parità di diritti per le persone LGBTQ+ e la lotta contro la segregazione razziale sono obiettivi cruciali in un mondo che aspira a una giustizia sociale autentica.
La partecipazione democratica è un altro principio fondamentale del nuovo modello di giustizia sociale. Per essere giusta, una società deve permettere a tutti i suoi membri, e in particolare ai gruppi più vulnerabili, di partecipare attivamente alla presa di decisioni che li riguardano. Una democrazia che esclude voci marginali o rende difficile l’accesso ai processi decisionali non è una democrazia pienamente giusta.
Il filosofo Jürgen Habermas, con la sua teoria della “comunicazione deliberativa”, sostiene che la giustizia sociale si realizza pienamente quando tutti i cittadini hanno pari opportunità di partecipare al dibattito pubblico e alle decisioni politiche. L’idea di “democrazia partecipativa” implica che le istituzioni politiche siano permeabili ai bisogni e alle richieste delle persone, anche quelle che storicamente sono state emarginate o silenziate.
Le piattaforme digitali, i movimenti sociali e le organizzazioni della società civile stanno assumendo un ruolo crescente nella promozione di una maggiore partecipazione politica. Ad esempio, in numerosi paesi si stanno diffondendo esperimenti di democrazia diretta, come i referendum e le assemblee cittadine, che consentono ai cittadini di esprimersi su questioni cruciali. Queste forme di partecipazione sono essenziali per garantire che le politiche siano davvero rappresentative dei bisogni e degli interessi di tutti i membri della società.
Infine, la solidarietà globale è un aspetto che non può essere trascurato in un modello di giustizia sociale che si rispetti. Oggi le disuguaglianze globali sono più evidenti che mai, con una disparità crescente tra i paesi ricchi e quelli poveri. La globalizzazione ha intensificato le interconnessioni tra i paesi, ma ha anche esacerbato le disuguaglianze tra di essi.
Amartya Sen, uno degli economisti più influenti nel campo della giustizia sociale, ha scritto che la giustizia globale non può ignorare le disparità tra i paesi ricchi e quelli poveri. Nel suo libro The Idea of Justice (2009), Sen afferma che la povertà estrema non è solo un problema di scarso reddito, ma anche di mancanza di opportunità. Il nuovo modello di giustizia sociale implica che i paesi sviluppati abbiano la responsabilità di contribuire al miglioramento delle condizioni di vita nei paesi più poveri, sia attraverso investimenti economici che con il supporto a politiche che garantiscano un futuro migliore a milioni di persone in difficoltà.
La solidarietà globale si concretizza anche nelle politiche internazionali in ambito ecologico, sanitario e migratorio. La cooperazione internazionale è essenziale per affrontare le sfide globali, come i cambiamenti climatici e le crisi sanitarie, e per promuovere il benessere di tutti i popoli. L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, con i suoi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), è un esempio di come la solidarietà globale possa essere promossa attraverso un impegno comune a livello internazionale per combattere la povertà, proteggere il pianeta e garantire la prosperità per tutti.
Nonostante l’ambizione e il valore di questo nuovo modello di giustizia sociale, la sua realizzazione è tutt’altro che semplice. Le difficoltà politiche, economiche e culturali sono enormi. La crescente disuguaglianza economica, la polarizzazione politica, il nazionalismo crescente e la difficoltà di trovare soluzioni globali condivise rendono il raggiungimento di una giustizia sociale globale una sfida complessa.
Inoltre, le disuguaglianze strutturali persistenti, i conflitti geopolitici e le resistenze culturali rendono difficile un cambiamento reale a livello globale. Tuttavia, nonostante queste difficoltà, il nuovo modello di giustizia sociale rimane una risposta necessaria e urgente per costruire una società più equa, sostenibile e inclusiva.
Il nuovo modello di giustizia sociale offre una visione che integra la sostenibilità ecologica, l’inclusività sociale, la partecipazione democratica e la solidarietà globale. Questi principi sono essenziali per costruire un futuro più giusto per tutti. Sebbene la realizzazione di questo modello sia complessa e affronti molte sfide, il suo sviluppo è fondamentale per rispondere alle problematiche contemporanee e garantire che le future generazioni possano vivere in un mondo più equo e sostenibile. La giustizia sociale, quindi, deve diventare un impegno collettivo e una responsabilità globale, in cui ogni individuo, paese e istituzione ha un ruolo da giocare nella costruzione di un futuro comune più giusto.