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Sovranità Popolare, BankItalia e Finanza ….. “Tavola Rotonda” presso HoraFelix a Roma

Intervista al Dr. GENNARO BACCILE e al Prof. PAOLO POSSENTI

a cura di  ROBERTO RAGONE

Martedì  11 dicembre, in serata, presso la libreria Hora Felix in Roma, s’è svolto il convegno presieduto dall’avvocato Antonio Pulcini, a cui hanno preso parte il professor Paolo Possenti del Possente e il dottor Gennaro Baccile. Nell’occasione, innanzi ad un pubblico selezionato e competente, sono stai presentati i libri del professor Possenti, intitolato “Neotrotzkismo e il razzismo anti italiano e antieuropeo” e il secondo libro dell’avvocato Antonio Pulcini, sul tema: “Nazionalizzazione della Banca d’Italia, un aiuto concreto a famiglie e imprese.” Successivamente abbiamo voluto intervistare Gennaro Baccile e Paolo Possente

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Il dottor Gennaro Baccile è un economista e giurimetrista, nonché fondatore, presidente onorario e portavoce nazionale di “SOS Utenti” – Associazione non profit per la Tutela dei Consumatori.  Abbiamo voluto intervistare il Dr. Baccile in quanto portatore di una tesi molto interessante in materia di economia, orientata più verso l’Europa di quanto non fosse il tema della serata.

1.   D > Dottor Baccile, mi piacerebbe sentire dalla sua viva voce qual è il bilancio dell’incontro della sera di martedì undici. Ho ascoltato le sueargomentazioni, riportate poi sul secondo libro dell’avvocato Antonio Pulcini, [relativo ad un precedente convegno ndr.]  ma sarebbe importante, anche per spiegarlo all’uomo della strada, conoscere le sue conclusioni. In pratica, si parla di nazionalizzazione della Banca d’Italia, ma mi pare che lei non sia proprio d’accordo.

// R > Sì, è stato molto coraggioso Antonio ad ospitare il mio testo, che è in controtendenza rispetto agli altri testi. Il problema è che io ho provato, con i numeri, che nazionalizzare la Banca d’Italia, che già di fatto fa confluire tutto ciò che produce, allo Stato, a cosa potrebbe servire? Perché, primo: le banche partecipanti non hanno alcuna influenza sulla politica monetaria, né la Banca d’Italia, che indirettamente ancora qualcosa fa. Quindi non è che nazionalizzandola si  può aumentare ancora  il beneficio  dei flussi economici che vanno al Tesoro, perché già ci vanno, e lei ha visto quale ne sia l’enormità. Ora, parlare sterilmente di cose che populisticamente possono far presa… ecco, la mia tesi è: non bisogna più approfittare del signoraggio degli Italiani. Perché chiunque s’inventa qualcosa che faccia leva sulla testa degli ignoranti, tra virgolette, non in termini offensivi, ma di chi ignora, non conosce a fondo i problemi; allora non bisogna più accostare – questo lo hanno fatto in tanti, stanno continuando a farlo, e ci portano alla deriva. Allora, se vogliamo trarre beneficio da questo spunto – chiamiamolo spunto – mettiamo le mani su questi flussi che sono consolidati da un quindicennio, ed io ho dimostrato quali sono i flussi medi su cui si può contare. Questi flussi monetizziamoli subito, attraverso meccanismi di attualizzazione, di cartolarizzazione, o altro, e almeno abbiamo un beneficio immediato. Il beneficio immediato l’ho calcolato secondo le condizioni correnti, al centesimo. Che va da quarantotto miliardi, mi pare a sessanta, ora non ricordo esattamente. Quello è un discorso intelligente. Ora, utilizzare questo gioiello di famiglia, che purtroppo stanno maltrattando in tutti i modi, e utilizzarlo per un giochino populista di nazionalizzazione non serve a nessuno. Al contrario, io lo utilizzerei per un processo di attualizzazione dei flussi e rapida trasformazione in un’operazione quasi da legge finanziaria, ma molto di più, – la legge finanziaria attuale si attesta sui trenta miliardi, qui ce ne stanno quarantatrè, quarantaquattro – ma soprattutto in maniera indolore. Una volta fatta questa operazione, non puoi più contare su quei flussi, ma se quei denari li utilizzi bene, mettono in moto dei meccanismi virtuosi economici tali che giustificano il loro impiego. Questo è un po’ il pensiero di chi guarda il mondo, tutto il mondo, l’Europa, l’Italia, dalla punta delle Ap

2.   D > L’impressione generale è comunque che l’Unione Europea ci abbia ingabbiati in una serie di precetti che non fanno bene al popolo del cittadino comune.

// R > Guardi l’Unione Europea ha fatto esattamente ciò che compete al buon padre di famiglia, educare e sculacciare i figli quando questi si avviano su strade dispendiose. E meno male che ce l’abbiamo questo padre di famiglia.

3.   D > Quindi su ciò che si dice, che Prodi abbia svalutato del 600% la lira, che invece la Germania abbia avuto un cambio che prevedeva un euro per un marco, a tutto nostro svantaggio, che qualcuno ipotizza che l’uscita dall’Italia dell’euro e dall’Unione Europea porterebbe soltanto un vantaggio, lei non è d’accordo?

// R > Non è che non sono d’accordo, è la lettura seria dei fatti che testimonia la verità, non l’opinione. L’opinione, sa, ognuno può dire la sua, poi, se nessuno sa contrastarla, rimane l’opinione dominante, anche se è un’opinione fessa. Io non ho simpatie particolari per Prodi o chicchessia, però, siccome sono uno statistico economico, e negli ultimi venticinque anni di storia del nostro rapporto debito-pil, l’unica volta che il rapporto del debito-pil è sceso sotto il cento per cento, è stato durante il governo Prodi. E il rispetto e la reputazione del Paese c’era. Tant’è che lo hanno fatto presidente della Commissione Europea. Ma lei se lo immagina, con tutto il rispetto, – Conte, per carità, lo meriterebbe pure, – ma un Salvini, un Di Maio,  e lasciamo perdere Berlusconi ,  presidente della Commissione Europea? Noi, purtroppo, abbiamo perso la nostra reputazione da quando abbiamo iniziato a sperperare la ricchezza che avevamo dal dopoguerra fino agli anni Sessanta. Dopodiché, tutti con la massima allegria, è iniziato quel lavorio di voto di scambio, con i governi di Centrosinistra: vi regaliamo di tutto e di più, e voi ci confermate. Lei si ricorderà di quando quegli sciagurati e scellerati hanno mandato in pensione – e tutt’ora ce ne sono cinuecentomila –  soggetti poco più che trentenni. Oggi ciò che predicano questi ragazzi, chiamiamoli così, buontemponi, è il reddito di cittadinanza, quello è voto di scambio. Ho fatto per te un debito e tu me lo devi pagare. E pretendo che questo debito l’Europa me lo avalli. Chi fa il giornalista, come lei, queste cose le deve scrivere. Purtroppo le menti lucide non hanno voce, sui giornali.

4.   D > Diciamo così. che nonostante l’Europa, ci sono delle vie per positivizzare una situazione che altrimenti sarebbe un po’ scomoda per tutti gli Italiani.FOTO-BACCILE-a-studio-436x280

// R > Bè, a mio parere l’Italiano in questo momento ha bisogno di rigore, disciplina, e qualche zuccheretto, come tutti gli animali, il bastone e la carota. E’ la regola della natura, e glie lo dice un padre di famiglia di una famiglia composta da quattro persone residenti in quattro Stati diversi. Noi siamo una famiglia autenticamente europea, perciò arrivano queste illuminazioni. Io risiedo in Lussemburgo, mio figlio da vent’anni in Francia, mia figlia da dieci, undici anni, e lavora naturalmente, in Germania. Mia moglie è rimasta invece in Italia. Questa è l’esperienza vera di quattro ex-italiani, per capire cos’era l’Italia, cos’è l’Europa, e cosa si può fare per l’Italia da Italiani che vivono in Europa. Ho cercato l’altra sera di dare un input. Qualcuno ha raccolto, però poi i tempi non erano idonei. L’input è: per salvare questo Paese, purtroppo gli Italiani non sono adatti. Lo stiamo provando tutti i giorni che gli Italiani non sono adatti. In pratica, negli ultimi venticinque anni nessuno è stato adatto. Tant’è che abbiamo sempre peggiorato. Allora, a chi bisogna rivolgersi? Ai connazionali, secondo la mia visione, che vivono all’estero e hanno voglia ancora di fare qualcosa per il loro Paese. Ma sa perchè? Glie lo dico da chi ha esperienza di vita negli altri Paesi europei. Perchè i nostri connazionali che vivono e operano all’estero nelle più svariate discipline, dagli scienziati ai camerieri, hanno perso il vizio italico di sgomitare a suon di conflitti. Perchè noi sgomitiamo per ottenere qualsiasi cosa ci salti in mente facendo compromessi e accendendo conflitti. A spese poi degli altri. Perchè se io scavalco una coda – faccio un esempio pratico – alla fila di uno sportello pubblico, lo faccio a danno di tutti gli altri. Se la scavalco con la complicità di un dipendente pubblico, ancora peggio. Quindi il male italico, dagli anni Settanta in poi, è questa ragnatela di conflitti ormai tessuta e alimentata in continuazione a qualsiasi livello. I signori bonaccioni. che volevano punire, poi s’è scoperto che anche loro, poveretti, loro malgrado,  avevano i loro conflitti . [Cinquestelle ndr] Non solo ce li hanno, ma li hanno posti alla base della loro convivenza. Il fatto che uno debba pagare la multa se cambia casacca, quello è un conflitto, lesivo della libertà.

5.   D > Come posso definirla ai lettori del mio prossimo scritto, come si autodefinisce lei, sinteticamente?

// R > Attualmente io sono un economista esperto in giurimetria bancaria, una disciplina che ho tirato su, e che adesso sta facendo il suo percorso. Sto andando oggi al tribunale di Cosenza per tenere una conferenza proprio sul tema della giurimetria bancaria.

Ringraziamo il dottor Baccile della sua cortesia e disponibilità e ci auguriamo di poter presto ascoltare ancora le sue interessantissime tesi, soprattutto in materia di macroeconomia.

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Abbiamo voluto ascoltare anche un altro dei protagonisti della serata, il professor Paolo Possenti del Possente, autore del libro “Neotrotzkismo e il razzismo antitaliano ed europeo”

4D  > Professor Possenti, vorrei ricevere una sua personale impressione a proposito della serata di martedì 11, in occasione della presentazione del suo libro, nella libreria Hora Felix  ….

R >  Una serata interessante, con ascoltatori ed interlocutori di buon livello. C’erano due o tre persone che avevano una particolare specializzazione nel settore finanziario, della Banca d’Italia, dei rapporti internazionali . Per me quello è stato molto interessante, io ascolto molto volentieri anche gli altri. Non per nulla ho fatto il professore per quarant’anni, a Cambridge e anche a Berlino.  Noi sappiamo che Leone Trotsky – il cui vero nome era Lev Davidovic Bronstein – propugnava la teoria della rivoluzione permanente, senza , una volta preso il potere, accordarsi con la classe borghese o capitalista, e per questo si mise in contrasto con Stalin e fu espulso dalla Russia. Stalin poi lo fece uccidere da un sicario in Messico, a Coyoacan. Questo neotrotzkismo di cui lei parla nel suo libro, come lo possiamo definire per farlo comprendere all’uomo della strada?

Verso la fine del libro lei troverà la parte più interessante, che parla della crisi e della fine dell’egemonia angloamericana, anche spiegando le ragioni storiche del collasso della Gran Bretagna e anche l’inserimento dell’America; che tra l’altro in questi giorni ritirerà tutte le sue truppe dal Medio Oriente, sperando che non ci torni più. Il libro è stato scritto dopo che ho avuto degli incontri con Salvini, con Giorgetti, con Centinaio, con quel gruppo lì. Parliamo di una grande trasformazione che non riguarda solo l’Italia, riguarda la Francia, che è rimasta bloccata dalla candidatura della grande finanza internazionale, quella di Macron.

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