SPIRITO ALLEGRO 80 ANNI DOPO , IL PALCO DELLE VALLI
SPIRITO ALLEGRO 80 ANNI DOPO
Spirito allegro è una famosa commedia del commediografo inglese Noel Coward del 1941. La compagnia teatrale di Giovanbattista Scidà ha riportato in scena questo classico del teatro con cui Coward nella sola Inghilterra, durante la seconda guerra mondiale e negli anni successivi, aveva riportato un’immenso successo grazie al pubblico, con ben 1900 rappresentazioni, malgrado i commenti della critica che l’aveva bollata come troppo cruenta, narrando il tema della morte in un contesto di conflitto bellico.
Coward seppe rinnovare il teatro con le sue opere, finita la guerra passò anche lui alla televisione come tanti altri commediografi teatrali dell’epoca con gli adattamenti delle sue opere più famose.
Nel Il Palco delle Valli ho visto questa nuova interpretazione di un classico della commedia moderna ,che prova a modernizzare l’opera, trasformandone il titolo in Spirito Allegro 80 anni dopo. Giovanbattista Scidà e Laura Giannotta, come registi, hanno provato ad accorciare i tempi comici essendo questi molto cambiati nel corso del tempo ma non risulta il loro sforzo in una effettiva attualizzazione.
L’opera è la storia di uno scrittore, Carlo, il protagonista , che vuole scoprire i segreti dei medium per scrivere un libro sopra il mestiere di medium : le sedute spiritiche erano infatti all’epoca una pratica molto in voga nelle case benestanti. Lo scrittore invita la moglie Ruth e due amici, un medico e sua moglie, Giorgio e Violetta, a partecipare in qualità di ospiti al suo incontro con la medium, lui ha organizzato la sera per scoprire i suoi segreti professionali e sconfessarla perché nel libro che sta per scrivere il medium deve essere un ciarlatano.
Violetta, la moglie del medico, schernisce la medium che nel frattempo comincia a parlare di come ha iniziato a fare quello che per lei non è un mestiere ma una naturale propensione. Lo spirito guida della medium, Dafne, è una bambina morta una cinquantina di anni prima e come ne parla Violetta, la moglie del dottore, commenta che a quel punto dovrebbe essere un po’ cresciuta, il tutto teso allo scetticismo generale della serata.
Subito si capisce che qualcuno vuole parlare con Carlo, lo scrittore che ha organizzato la serata. E’ la voce di Elvira, la prima moglie di Carlo che si è manifestata ma solo lui può sentirla e madame Arcati sviene. Carlo si ritrova con la sua prima moglie morta, in forma di fantasma, alle spalle ed è ancora innamorata di lui e lo vuole con se. Da qui tutto un’alterco con la seconda moglie , Ruth, che non può vedere ne sentire lo spirito della prima moglie e se ne va a dormire. Carlo rimane con la prima moglie morta che tenta di accarezzargli la testa per dimostargli il suo eterno amore.
Il mattino dopo Carlo si sveglia e parla con Ruth, la moglie viva, mentre sono in cucina, delle vecchie compagne di lui , Carlo è convinto che l’unica che abbia cercato di dominarlo sia soltanto lei e non qualcuna delle sue vecchie compagne. Ruth crede che il marito sia vittima di ipnotismo e vuole che torni Giorgio il medico della serata precedente per curarlo. Comincia poi un dialogo a tre in cui le due donne non possono parlare liberamente ma dialogano attraverso Carlo. Ruth e Carlo come Elvira si assenta cominciano a parlare delle strane cose che succedono , lo spirito di Elvira sta mettendo trappole nella casa per ucciderli. Elvira manomette il freno della macchina per uccidere il marito ma uccide Ruth che aveva preso l’auto per andare dal prete.
Elvira parla con Carlo di quante volte lei lo ha tradito, Carlo a sua volta racconta che anche lui la ha tradita molte più volte. Rientra madame Arcati che sparge sale e pepe poi fa segni magici sul tavolo, cade in trance ma Elvira non scompare. Carlo vorrebbe liberarsi dei due fantasmi ma loro non sono d’accordo.
Madame Arcati si sveglia e capisce che la cameriera che non era stata conteggiata tra le persone presenti alle due evocazioni è in realtà una medium più forte di lei anche se alle prime armi . Anche se i fantasmi sono contrari Madame Arcati scioglie l’evocazione e gli spiriti effettivamente scompaiono ma Carlo sa che non se ne sono andati. Carlo ha un incidente stradale e molto probabilmente dovrà soggiornare con gli spiriti delle sue mogli morte anche nell’oltretomba.
CRITICA LETTERARIA
Ho avuto una buona impressione delle capacità dell’attore e regista dell’opera Giovanbattista Scidà che interpreta lo scrittore e della capacità delle attrici Francesca Martì e Lucrezia Calogero che interpretano rispettivamente la prima moglie morta e la cameriera dello scrittore, seppur per poco, gli altri interpreti risultano invece troppo amatoriali e mi sono risultati invece rigidi e quindi meno adatti ai loro ruoli.
Il problema alla base delle rappresentazioni moderne dell’opera risulta comunque nel fatto che non è attualizzata, a livello temporale manca un adattamento: la società moderna con i suoi media ha allontanato sempre di più l’interesse dalla pratica delle sedute spiritiche e da altri intrattenimenti da salotto benestante che invece erano in voga in un periodo tra il 1890 e il 1999 . Il punto dolente della società di oggi rispetto a quella di allora è nella figura del medico cui al giorno d’oggi continuano ad abbassare lo stipendio con cifre sempre minori , se a quel tempo intraprendere questa professione, una professione che richiede molti anni di studio, voleva dire intraprendere una carriera agiata, per figli di benestanti di una società sempre in crescita, al giorno d’oggi un medico si trova ad avere uno stipendio ” Normale ” in una società che continua a destabilizzare ciò che ieri era una sicurezza.
Lo scrittore, d’altro canto, si trova in una situazione similare, quando Richardson doveva scrivere un romanzo si diceva che trattasse con il proprio editore il prezzo di ogni singola pagina dei suoi lunghi romanzi (vedi Pamela nel 1740), quando Jonathan Swift scrisse I viaggi di Gulliver, un romanzo che coniuga fantasia e satira in un’allegoria dell’animo umano dell’Inghilterra e della Francia settecentesca, si dice che avesse lanciato il manoscritto da una carrozza in corsa (I viaggi di Gulliver sono del 1726), e questo ad indicare che il suo scritto era da una parte uno sfogo dei turbamenti della sua anima e dall’altra una critica della società del tempo divisa tra cattolici e protestanti, tra chi mangiava l’uovo (il cristianesimo) in un modo e chi lo mangiasse in un’ altro.
© Spuntarelli Francesco Alessandro Benini