Stefano Surace da Parigi: due parole a Di Maio e ai Cinquestelle…
I Cinquestelle alle elezioni politiche nazionali del 4 marzo 1918 hanno stravinto nel Sud, poiché i fondatori e dirigenti di questo movimento – Bepe Grillo e Gianroberto Casaleggio – avevano saputo captare ed esprimere la volontà ormai generale dei meridionali di reagire alla depredazione da parte dei polentoni che dura da 156 anni, cioè dalla cosiddetta “unità”.
Basti considerare il celebre post di Grillo diffuso nel 2014 in cui dettagliava i disastri causati al Sud da quell’“unita”.
Nonché le dichiarazioni del Casaleggio che, intervistato nel 2013 dal giornalista Gianluigi Nuzzi (intervista riportata anche sul sito web dei Cinquestelle) affermò che nel Sud “siamo ormai prossimi ad una rivoluzione, ad una insurrezione che avverrà ineluttabilmente nei prossimi mesi, che i politici non saranno in grado di controllare”.
A questo punto Beppe Grillo aveva affidato la direzione politica del movimento a Luigi Di Maio, il quale era dunque tenuto ad agire coerentemente per il Sud.
Una macroregione per il Sud
Ad esempio battendosi per una macroregione meridionale – come a suo tempo auspicato nitidamente da Gianfranco Miglio – dove avrebbe potuto amministrare agevolmente a vantaggio de meridionali le vaste risorse del Sud, data appunto la schiacciante e compatta maggioranza di cui disponeva.
Senza escludere un eventuale distacco del Sud da questo stato cosiddetto italiano dalle azioni sistematicamente disastrose per i meridionali.
Distacco attuabile del tutto legittimamente in applicazione della Convenzione internazionale sull’autodeterminazione dei popoli stipulata nell’ambito dell’ONU il 16.12.1966, e ratificata dall’Italia con legge 881 del 25.10.1977.
Come ormai ammesso perfino da personaggi come Pino Aprile che finora si era dichiarato nettamente contrario ad una secessione del Sud ma ora, nel suo recente libro “L’Italia è finita”, la ritiene inevitabile.
E invece che ha fatto il Di Maio ?
E invece che ha fatto il Di Maio ? Si è messo d’accordo, per formare insieme un governo, né più né meno che col capo della Lega Nord Matteo Salvini, che aveva interessi diametralmente opposti a quelli del Sud poiché rappresentava proprio i polentoni !!!
Il quale in tutta Italia aveva avuto la metà dei voti che i Cinquestelle, e nel Sud praticamente nessuno.
E così il Di Maio ha messo in piedi col Salvini uno stranissimo governo il quale, dati gli interessi fortemente contrastanti al suo interno, è caratterizzato da conflitti continui appunto fra Di Maio e Salvini (TAV si o no, ponte Morandi a Genova, gestione delle autostrade e una serie infinita di altri scontri) con conseguente blocco di ogni valida attività per i cittadini.
Ebbene in tutto questo il Di Maio era convinto in partenza di non perdere comunque il favore dei meridionali che avevano eletto compatti i Cinquestelle.
Ritendendo che i voti a questo movimento erano arrivati poiché lo stesso Di Maio aveva basato la propria propaganda sulla concessione in massa di un reddito di cittadinanza ai poveri, che nel Sud erano particolarmente numerosi appunto per le distruzioni sistematiche effettuate dai polentoni a partire dall’ “Unità”.
Sennonché si trattava di una convinzione del tutto infondata tanto che, allorché poi tale reddito è stato effettivamente disposto, i richiedenti sono stati tutt’altro che in gran numero…
I meridionali si sono sentiti traditi da Di Maio e i Cinquestelle
In realtà infatti la votazione compatta dei meridionali per i Cinquestelle era dovuta al fatto sopra già accennato che i fondatori e primi dirigenti di questo movimento, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, avevano captato e fatta propria la decisione generale dei meridionali di reagire finalmente unanimi contro le depredazioni polentoniche.
Di conseguenza allorché i meridionali dovettero constatare che il Di Maio si era invece messo addirittura col Salvini il polentonico, si sentirono brutalmente traditi e il loro appoggio ai Cinquestelle crollò drammaticamente di colpo, come fra l’altro segnalato da sondaggi catastrofici.
Sicché anche Beppe Grillo e il Casaleggio junior (che era succeduto al padre nel frattempo deceduto) tennero ad esprimere anch’essi la loro netta contrarietà ai comportamenti infedeli e suicidi del Di Maio.
Tanto più che il Salvini, che aveva ottenuto proprio da Di Maio il ministero dell’interno, se ne era servito per moltiplicare verticalmente la propria popolarità perfino a Sud, con l’opporsi all’invasione in massa degli immigrati.
Togliendo anche la parola Nord dal nome della sua Lega, e così da non farla credere più come partito della polentonia ma dell’Italia intera, compreso il Sud…
Inoltre il Salvini, in previsione delle elezioni europee che avranno luogo il prossimo maggio, aveva tenuto ad assumere un peso anche internazionale stringendo fra l’altro alleanze coi populisti di vari stati dell’Unione europea, fra cui il francese Rassemblement National di Marine Lepen e il partito del governatore ungherese Victor Orban.
Ed ora che fare ?
A questo punto che fare per i Cinquestelle, dato il pieno crollo di fiducia dei suoi elettori essendosi sentiti traditi ?
Ebbene, anche se ora Di Maio avesse finalmente compreso il proprio errore capitale e cercasse di rimediarvi dandosi infine effettivamente alla difesa degli interessi del Sud, gli sarebbe ormai difficile riconquistare la fiducia e il favore degli elettori meridionali.
Che fare dunque ?
Sostituirlo da capo politico dei Cinquestelle con un altro personaggio in grado di ricompattarli ?
Ma chi potrebbe essere ?
Si tratta di una problema vitale per il Sud, e il compito – ben arduo – di risolverlo è ora di Beppe Grillo e Davide Casaleggio…
Intanto importa assolutamente è che i meridionali restino ben compatti contro la polentonia che li distrugge, evitando contrasti interni.
Affare da seguire…
ABCnews Europa
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