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Strage alla Stazione di Bologna ….il 2° Capitolo dopo Ustica

                E se a Bologna si fosse regolato il conto di Ustica? 
           Certi della colpevolezza di Giusva Fioravanti e Francesca Mambro?

_____________prosegue l’analisi di Franco D’Emilio

Il 31 agosto ho pubblicato su Consul Press

“Misteri o Fatali Destini in una Italia colpita da stragi.
E poi …quelle morti dopo la strage di Ustica?”

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e, nemmeno due giorni dopo, ma si tratta solo di casualità, sono sopraggiunte le dichiarazioni sulla strage di Ustica da parte di Giuliano Amato, già Presidente del Consiglio dei Ministri, poi della Corte Costituzionale.

In un quadro di grande tensione internazionale per i problematici rapporti di Europa e USA col Mondo Arabo del nord Africa, soprattutto la Libia, e con i paesi del Medioriente, il DC9 Itavia, in volo da Bologna a Palermo-Punta Raisi il 27 giugno 1980, sarebbe stato abbattuto dal missile di un aereo da guerra francese, partito dalla base militare di Solenzara in Corsica: caso volle che il velivolo italiano volasse ignaro in uno scenario di guerra nel quale i francesi erano determinati, infatti ci provarono, sbagliando clamorosamente e tragicamente, a colpire l’aereo che riportava in patria dalla Bulgaria il Leader Libico Gheddafi.

Certo, pesano le dichiarazioni del Presidente Amato, anche per l’autorevolezza del personaggio, sempre molto attento e calibrato, esperto e consapevole in ogni sua iniziativa; ancora di più, le parole di Amato su Ustica meritano considerazione e rispetto sul piano umano e morale perché mosse dall’animo, dalle riflessioni dell’uomo di stato, ora ottantacinquenne, che vuole finalmente la verità su una pagina dolorosa e oscura della recente storia italiana.
Per questo, le dichiarazioni del presidente Amato si chiudono con l’esplicito, accorato appello alla Francia e al suo presidente Macron perché confermino questo drammatico sviluppo della vicenda di Ustica, già ammettendo il decollo del loro caccia dalla base corsa di Solenzara.

Dunque, Ustica terribile epilogo di un disegno, ordito dall’intelligence francese, ma non solo, per togliere di torno Gheddafi e la sua ambizione di guidare un esteso riscatto panislamico dall’occidente, fra l’altro con una manifesta ostilità alla politica italiana sul Mare Mediterraneo, in particolare alla nostra tutela della neutralità di Malta e della sua posizione strategica rispetto alle mire libiche.

Dopo le dichiarazioni di Giuliano Amato ho riflettuto ancora a lungo sui perché e i dubbi su  Ustica, ritrovandomi, però, sempre più sospinto a ritenere che la strage di Ustica del 27 giugno ’80 sia collegabile a quella successiva alla stazione di Bologna del successivo 2 agosto, quindi quest’ultima conseguenza della precedente, ma entrambe coinvolgenti, indirettamente o direttamente, il capoluogo felsineo.
Nel mio piccolo mi sono ritrovato nell’idea che Ustica sia nella responsabilità diretta di una trama dell’Europa e degli USA contro Gheddafi e il suo sogno arabo, e, invece, la strage di Bologna sia avvenuta per ritorsione degli arabi, in una sorta di terrificante regolamento di conti.
Questa mia modesta tesi di un legame tra l’attacco aereo francese e la vendetta araba, in fondo, è suffragata da precedenti tesi, convinte che a Bologna si sia attuato un atto terroristico arabo, per me vendicativo del fallito tentativo contro Gheddafi, forse di ispirazione palestinese e, magari, inserito nel contesto internazionale del terrorismo tedesco e di quello dell’attentatore venezuelano, marxista e filoarabo, Carlos.

Ricordo come la tesi palestinese sulla strage di Bologna sia stata ampiamente e validamente sostenuta da Enzo Raisi, ex parlamentare di Futuro e Libertà per l’Italia, attraverso la vasta ricerca del suo “Bomba o non bomba. Alla ricerca ossessiva della verità, Bologna, Minerva Edizioni, 2012.
La mia convinzione sul collegamento evidente tra le stragi di Ustica e Bologna, dove la seconda è la vendetta arabo-libica al maldestro tentativo francese contro Gheddafi, diverge dalla tesi dello scomparso Senatore Giuseppe Zamberletti, nel 1980 sottosegretario al Ministero degli esteri, secondo la quale le due stragi sarebbero entrambe avvenute per mano araba su mandato della Libia di Gheddafi, rappresentando Ustica un atto di minaccia, intimidazione alla politica italiana sul Mar Mediterraneo, Bologna, invece, la vendetta libica a fronte dell’indifferenza italiana.

Tesi, questa di Zamberletti, doppiamente accusatrice del mondo arabo e del terrorismo collegato, tuttavia eccessiva per il breve tempo intercorso tra le due stragi, davvero troppo breve perché la Libia potesse pensare di registrarvi un mutamento della politica dell’Italia sul bacino mediterraneo.
La mia convinzione, poi, mi pare più compatibile con l’idea che la vendetta libica sia stata compiuta a Bologna, pure luogo di partenza del DC9 Itavia, perché tale coincidenza meglio si prestava a diverse e interferenti piste d’indagini, soprattutto, a depistaggi premeditati, anche confidando quanto fosse noto ai servizi il ruolo di Bologna, crocevia di passaggio del terrorismo italiano e internazionale, in modo particolare quello arabo.
Neppure dimentichiamo, a questo punto, le impreviste morti di ben 10 persone, ne ho parlato nel mio precedente articolo, in particolar modo di alcuni addetti alle stazioni radar in servizio al momento del disastro del DC9, quindi testimoni di ogni traccia di aereo, militare o civile, francese o libico, nel cielo di Ustica.

Concludo questa mia disamina con il conseguenziale e legittimo, perché plausibile, dubbio che, alla luce di quanto considerato, debba sostenersi la necessità di un più attento riscontro delle responsabilità della “Strage di Bologna”, sinora attribuite allo stragismo fascista nelle persone di Giusva Fioravanti e Francesca Mambro: proprio non riesco a convincermi di tali loro responsabilità, neppure quali esecutori su mandato altrui.
Non possiamo dimenticare che l’accusa a Fioravanti e Mambro di essere stati gli esecutori materiali della strage di Bologna si fonda su tre cardini: la mancanza di un alibi, la testimonianza vacillante, contradditoria del romano Massimo Sparti, infine il depistaggio a scapito di Fioravanti, organizzato dai servizi del SISMI nelle persone degli ufficiali Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte, entrambi risultati iscritti alla Loggia P2, quindi partecipi dei progetti politici destabilizzanti di Licio Gelli.

Tutto questo ha costituito il fondamento dell’ergastolo a Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, fra l’altro sempre dichiaratisi estranei alla strage di Bologna, pur nella colpa riconosciuta di un proprio pesante passato terroristico.
Le dichiarazioni di Giuliano Amato, il successivo dibattito su di esse, tante riflessioni sul possibile filo tra Ustica e Bologna sollecitano l’idea che la verità sull’una e sull’altra strage passi attraverso un comune intreccio che, alla fine, cambia movente ed esecutori della tragedia alla stazione bolognese.

Tempo fa non mi hanno scandalizzato talune esternazioni di Marcello De Angelis, allora responsabile della comunicazione alla Regione Lazio, sull’innocenza di Fioravanti e Mambro riguardo alla strage di Bologna, ora credo che debba, ancora di più, dissiparsi ogni dubbio che la giustizia fatta non risponda alla verità, ma ad un errore, una falsa strada, un equivoco.

 

_____________FRANCO D’EMILIO


Foto autore articolo

Franco D’Emilio

Storico, narratore, una lunga carriera da funzionario tecnico scientifico nell’Amministrazione del Ministero per i beni e le atiività culturali
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