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Tadao Ando e la sua ricerca del bello

| Sveva Marchetti |

“Perseguire la bellezza fino alla fine, continuamente”. Questo il senso del lavoro del maestro dell’architettura Tadao Ando, esposto nella mostra “The challenge”, allestita negli spazi di Armani/Silos in occasione del Salone del mobile.

“L’anno scorso avevo allestito questa mostra al Centre Pompidou e Armani, quando è venuto a visitarla”, racconta Ando, “mi ha proposto di allestirla a Milano, ho accettato con grande piacere perché sono sempre stato impressionato dalla sua figura, dalla sua attenzione ai materiali, alle forme, alla sensibilità: mi ha trasmesso questo senso di responsabilità per ciò che fa e, finché vivrò, per quanto possibile, voglio mantenere la stessa attenzione”.

A rappresentare questo concetto, all’ingresso della mostra, Ando ha voluto mettere una mela verde che rappresenta “un invito a mantenere lo spirito di freschezza proprio di questo frutto”. Come fresco è lo spirito di questo 77enne devoto alla bellezza e appassionato dell’Italia: “Si dice che il Giappone abbia una notevole forza economica, ma nei luoghi di lavoro sono sempre tutti stanchi e tristi, invece in Italia gli operai in cantiere si divertono, bevono vino e lavorano con passione, io chiedo se possono guidare lo stesso ma loro”, scherza, “non hanno timore”.

Se dell’Italia ama il Pantheon e Michelangelo, Giò Ponti e Aldo Rossi, Ando non nega che gli piacerebbe lavorare ancora con Armani, per cui ha progettato il teatro di via Bergognone, che ospita sfilate ed eventi. “Quando a Parigi ho progettato un museo di arte contemporanea, all’interno della borsa del Commercio, so che c’è stata una forte reazione, ma io fortunatamente”, scherza ancora, “non parlo francese! I francesi parlano parlano, non so cosa dicono e a volte è positivo non capire. Con Armani non c’è problema perché ci leggiamo il cuore a vicenda e così lavoriamo insieme”.

Certo, non tutti i committenti sono uguali: “C’è strana gente come Kanye West e Pharrell Williams che mi chiede un progetto, ma tante richieste vengono anche dalla Cina, da quando sanno che ho perso 5 organi pensano che io porti fortuna”.

Dopo l’intervento che l’ha privato di parte dell’apparato digerente, racconta, “a pranzo riposo e studio, non ho mai studiato così tanto e non ho mai avuto così tanta energia, che è fondamentale”, sottolinea l’architetto classe 1941, “per vivere bene a lungo“. Per creare qualcosa di bello e che duri nel tempo, invece, i principi sono tre: qualità dei materiali, colore e forma. Capisaldi sempre applicati ai suoi progetti come la Church of the light, una chiesa con una croce intagliata nel muro dell’abside; progetto per il quale ha ricevuto un premio dal Vaticano di ben 20 milioni di yen, “sono rimasto sorpreso, evidentemente il Vaticano è molto ricco!”.

articolo via ANSA

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