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Toghe & Potere

L’ AVV. GAETANO PECORELLA, storico difensore di Silvio Berlusconi, interviene sull’inchiesta Consip e sul rapporto tra Politici – PM 
Intervista del 10 marzo 2017  rilasciata a Lorenzo Lamperti  twitter11@LorenzoLamperti 
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Gaetano Pecorella, che idea si è fatto dell’inchiesta Consip?  Mi pare che sia inevitabilmente diventato il processo Renzi, anche se nel quadro delle contestazioni quella del papà dell’ex presidente del Consiglio è tutto sommato la posizione meno rilevante. E’ inevitabile che quando c’è una figura politica dell’importanza di Renzi il processo finisca per ruotare intorno a essa, anche se non è giusto che valga ancora il vecchio principio delle colpe dei padri che ricadono sui figli.

Tiziano Renzi è indagato per traffico di influenze illecite. Qual è la sua opinione sulla tanto discussa norma che regola questa fattispecie di reato?  Si tratta di un reato inafferrabile. E’ difficile capire quali sono i casi compresi e quelli non compresi e come la fattispecie si differenzia dalla corruzione. Quando insegnavo all’università ricevevo spesso telefonate da magistrati che magari mi segnalavano che loro figlio doveva fare un esame con me. “E’ bravo, ma è un po’ timido”, dicevano. Era traffico di influenze? Basta che un soggetto autorevole faccia una “raccomandazione” per commettere questo reato? La nostra Costituzione impone che i fatti siano tassativamente indicati per individuare un reato, così come la Convenzione Europea prevede che i reati siano facilmente individuabili per decidere. Nel traffico di influenze illecite viene meno questo principio.

In che modo?  Il potere discrezionale in mano ai pm, conseguenza di una formulazione evanescente, è troppo ampio. L’incriminazione da parte dei magistrati è resa troppo semplice, fermo restando il fatto che poi un giudice può essere di diverso avviso vista anche la vaghezza della formulazione.

L’ex ministro Guidi, per esempio, si è dimessa per un caso poi archiviato.  Prima di formulare un’accusa i pm dovrebbero considerare la sofferenza umana e i danni materiali e immateriali che si provocano sulle persone. Un’incriminazione non è cosa da poco e per questo dovrebbe arrivare solo in presenza di prove concrete.

Come vanno valutate le fughe di notizie? Secondo lei da dove arrivano?  Non userei il termine “fughe”, le notizie non hanno le gambe. Le notizie sono date consapevolmente da chi le ha in mano, cioè tre soggetti: il magistrato, l’avvocato e la Polizia o Guardia di Finanza. Posto che l’avvocato non ha nessun interesse a danneggiare il proprio cliente non restano che due possibilità.

Woodcock ha affermato che i pm non divulgano notizie perché così facendo danneggerebbero la propria indagine. E’ d’accordo?  Non è vero che la diffusione delle notizie danneggia l’accusa, tutt’altro. Il fatto che trasmissioni e intere pagine di giornali parlino di un’inchiesta è un’occasione di grande prestigio pubblico per un pm. Basta vedere quali sono i magistrati che hanno fatto carriera in politica o anche all’interno della stessa magistratura. L’altro aspetto grave è che la diffusione delle notizie relative a un’inchiesta forma nell’opinione pubblica una sostanziale convinzione di colpevolezza che va poi a inficiare anche la serenità del giudice che dovrà poi giudicare al processo.

Cioè, sta dicendo che un giudice si può fare influenzare dall’opinione pubblica?  Emettere una sentenza contraria all’opinione pubblica può diventare fonte di imbarazzo. (*) E in ogni caso un giudice non dovrebbe conoscere nessun atto delle indagini prima del processo. Invece basterebbe che si conservasse i ritagli di giornale per sapere praticamente tutto. Le ordinanze sono piene di intercettazioni, che sono quelle che più fanno presa sul pubblico e sono maggiormente “vendibili”, non necessarie. Si potrebbe fare un rinvio alle conversazioni citate lasciandole riservate ai difensori. Anche perché giornali e trasmissioni riportano solo pezzi di telefonate che possono suggerire un’idea sbagliata del senso generale.

Secondo lei in questo momento l’equilibrio tra i poteri è rispettato?  Ogni potere tende a mangiarsi tutto il potere possibile. La politica è ormai un potere molto debole istituzionalmente e inaffidabile sul piano dell’onestà. Dall’altra parte la magistratura è nel tempo riuscita a diventare l’unico vero potere di questo paese. Qualsiasi cosa facciano i magistrati hanno sempre ragione. La fiducia che l’opinione pubblica ha nella magistratura è una fiducia politica: 9 persone su 10 sono convinte che non sbagli mai. E così se oggi vai a chiedere per strada 9 persone su 10 ti diranno che Tiziano Renzi è colpevole.

Aveva ragione Berlusconi quando diceva che i magistrati sono politicizzati?  Berlusconi ha sbagliato a parlare di “toghe rosse”. E non è nemmeno esatto dire che i magistrati sono politicizzati. Lo dimostra quanto accaduto da Tangentopoli in poi. I magistrati, cioè una parte di loro, hanno come obiettivo quello di essere l’unico potere di questo paese. Non è che se la prendono necessariamente con la destra o con la sinistra per convinzioni politiche. Se la prendono con chi rappresenta il potere in quel momento. In questo modo la magistratura condiziona anche le riforme perché è uno spauracchio che fa paura, e non poco. Prima hanno distrutto tutti i partiti con Mani Pulite, salvo quelli che non contavano, poi hanno distrutto Berlusconi. Ora sono riusciti a mettere in discussione, in maniera abbastanza suggestiva, Renzi. Se domani dovesse comparire un altro leader forte andrebbero immediatamente a indagare sul suo conto.

Quindi sta dicendo che l’inchiesta Consip ha tra le sue motivazioni anche la volontà di attaccare Renzi?  Per come è stata gestita fino a questo momento è un attacco mediatico molto forte a Renzi. Poi non so come andrà a finire ma mi pare che a livello mediatico il processo mediatico sia già stato fatto. Poi tra qualche mese magari si scriverà in un piccolo trafiletto che le persone coinvolte non c’entravano nulla.

Posto che Matteo Renzi non c’entra nulla con l’inchiesta, se fosse il suo avvocato che cosa gli consiglierebbe?  Secondo me ha fatto due errori. Il primo è stato quello di dire che se suo padre è colpevole deve avere una pena doppia. E’ una frase sbagliata e un messaggio garibaldino per l’opinione pubblica: se suo padre è colpevole deve avere una pena giusta. L’altro errore è stato quello di creare un conflitto con la magistratura. Non so quanto questo possa giovargli sul piano interno visto che la sinistra ha sempre visto la magistratura come un soggetto schierato dalla propria parte.

Alle primarie del Pd i due sfidanti di Renzi sono un magistrato in aspettativa, Emiliano, e il ministro della Giustizia, Orlando. Tutto a posto?   No, per niente. Non è una situazione normale. Secondo me chi ha fatto il magistrato non deve poter entrare in politica, neanche dopo del tempo. Emiliano è entrato in politica grazie ai suoi processi che lo hanno reso un personaggio celebre. Ritengo che sia Emiliano sia Orlando si stiano avvantaggiando in maniera scorretta da questa vicenda.

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(*) Al riguardo sarebbe interessante ricordare quanto successe a Roma nell’agosto 1996, allor quando la sentenza del processo Priebke, favorevole all’ imputato, causa i tumulti provocati dalla Comunità Ebraica, venne fatta modificare da un intervento del Ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick. Ovviamente non ci fu alcuna voce di dissenso o di critica, contro lo strapotere dei soliti “Poteri Forti” (G.M.)