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Trattati di Roma

I Trattati di Roma vennero firmati il 25 marzo del 1975 e diedero inizio alla Comunità europea, ma entrarono in vigore il primo gennaio 1958. Nacquero così la Comunità economica europea e la Comunità dell’energia atomica, Euratom.

La prima sessione dell’Assemblea parlamentare europea si tenne il 19 marzo 1958, e venne fatta una disposizione specifica per l’elezione diretta dei membri che venne attuata nel 1979. Oggi i Trattati di Roma si chiamano Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.

L’Euratom all’inizio serviva per coordinare i programmi di ricerca degli Stati in vista di promuovere un uso pacifico dell’energia nucleare. Oggi contribuisce alla condivisione delle conoscenze, delle infrastrutture e del finanziamento dell’energia nucleare. Inoltre garantisce la sicurezza dell’approvvigionamento di energia atomica nell’ambito di un controllo centralizzato.

La costituzione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca) entrata in funzione nel luglio 1952. Per la prima volta, i sei Stati membri di tale istituzione rinunciano, anche se in un settore limitato, a una parte della loro sovranità a favore della Comunità.

Questo primo impegno di integrazione segna tuttavia rapidamente il passo con il fallimento della Comunità europea di difesa (Ced) nel 1954.

Se da un lato c’erano motivi per temere che l’impegno assunto con la Ceca non avrebbe avuto seguito, la Conferenza di Messina del giugno 1955 cerca, tuttavia, di rilanciare il processo europeo. Si susseguono una serie di altre riunioni cui partecipano ministri o esperti. All’inizio del 1956 è istituito un comitato preparatorio incaricato di predisporre una relazione sulla creazione di un mercato comune europeo, che si riunisce a Bruxelles sotto la presidenza di P.H. Spaak, ministro degli Affari esteri belga dell’epoca. Nell’aprile dello stesso anno tale comitato presenta due progetti corrispondenti alle due opzioni scelte dagli Stati:

  • l’istituzione di un mercato comune generalizzato;
  • l’istituzione di una comunità dell’energia atomica.

Già negli anni cinquanta si combatteva la carenza generalizzata di energia “tradizionale“. I sei Stati fondatori iniziarono a prendere in considerazione l’energia nucleare come mezzo per l’indipendenza energetica. Poiché i costi d’investimento superavano le possibilità dei singoli Stati, quelli fondatori si unirono per costituire l’Euratom.

In generale, il Trattato mira a contribuire alla formazione e allo sviluppo delle industrie nucleari europee. Inoltre provvede affinché tutti gli Stati membri possano trarre beneficio dallo sviluppo dell’energia atomica, garantendo la sicurezza di approvvigionamento. Allo stesso tempo, il trattato garantisce un livello di sicurezza elevato per la popolazione. Quindi, assicurandosi che le materie nucleari destinate a finalità civili non vengano utilizzate per fini militari.

Fin dal preambolo, le parti firmatarie si dichiarano del resto:

  • “Coscienti che l’energia nucleare costituisce la risorsa essenziale che assicurerà lo sviluppo e il rinnovo delle produzioni e permetterà il progresso delle opere di pace, risolute a creare le premesse per lo sviluppo di una potente industria nucleare, fonte di vaste disponibilità di energia e di un ammodernamento delle tecniche, e così pure altre e molteplici applicazioni che contribuiscono al benessere dei loro popoli.
  • Sollecite d’instaurare le condizioni di sicurezza che allontanino i pericoli per la vita e la salute delle popolazioni.
  • Desiderose di associare altri Paesi alla loro opera e di cooperare con le organizzazioni internazionali interessate allo sviluppo pacifico dell’energia atomica”.

Il trattato Cee riunisce Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi in una Comunità con l’obiettivo, come ricorda l’art. 2, di creare un mercato comune e favorire la trasformazione delle condizioni economiche degli scambi e della produzione nella Comunità.

Ma ha anche un obiettivo più politico di contribuire alla costruzione funzionale dell’Europa politica e un passo verso un’unificazione più ampia dell’Europa. Come dichiarano nel preambolo i firmatari del Trattato: “essere determinati a porre le fondamenta di un’unione sempre più stretta fra i popoli europei“.

L’obiettivo della Cee e del mercato comune era di: trasformare le condizioni degli scambi commerciali e della produzione sul territorio dei suoi sei Stati membri; fare un passo in avanti verso un’unificazione politica più stretta dell’Europa.

I primi articoli (dei 240 complessivi) del Trattato individuano chiaramente che la missione principale della Comunità è la creazione di un mercato comune specificando quali azioni – e in che tempi – la Comunità dovrà avviare per adempiere il suo mandato.

Ma il Trattato abolisce anche i dazi doganali tra gli Stati, istituendo una tariffa doganale esterna comune che si sostituisce alle precedenti tariffe dei vari Stati, una sorta di frontiera esterna nei confronti dei prodotti degli Stati terzi. E prevede l’elaborazione di politiche comuni come quella agricola (la famosa PAC), commerciale e dei trasporti.

Viene creato anche il Fondo sociale europeo, con lo scopo di migliorare le possibilità di occupazione dei lavoratori e il loro tenore di vita, e viene istituita una Banca europea per gli investimenti, destinata ad agevolare l’espansione economica della Comunità attraverso la creazione di nuove risorse.

Molte novità anche sul fronte istituzionale con la creazione della Commissione (poi Commissione europea), di un Consiglio dei ministri (poi Consiglio europeo) e un’Assemblea parlamentare (poi Parlamento europeo). Si tratta dell’adozione di un nuovo equilibrio fondato su un “triangolo” dove le istituzioni sono tenute a collaborare tra loro: la Commissione emana le norme, il Consiglio prepara le proposte, il Parlamento ha un ruolo consultivo. Il trattato prevede anche l’istituzione di una Corte di giustizia.

I firmatari hanno pattuito di:

  • porre le basi per una “unione ancora più stretta” fra i popoli dell’Europa;
  • assicurare il progresso economico e sociale dei loro Paesi attraverso un’azione congiunta per eliminare le barriere commerciali e di altro genere tra loro;
  • migliorare le condizioni di vita e lavorative dei loro cittadini;
  • garantire un commercio equilibrato e un’equa concorrenza;
  • ridurre il divario economico e sociale fra le varie regioni della Cee;
  • abolire gradualmente le restrizioni legate al commercio internazionale attraverso una politica commerciale comune;
  • attenersi ai principi della Carta delle Nazioni Unite;
  • unire le proprie risorse per preservare e rafforzare la pace e la libertà e invitare gli altri popoli europei a condividere questo ideale unendosi ai loro sforzi.

Il Trattato:

  • stabilisce un mercato comune in cui i Paesi aderenti accettano di allineare gradualmente le proprie politiche economiche;
  • crea uno spazio economico unico basato su una libera concorrenza fra le imprese. Pone le basi per ravvicinare le disposizioni che regolano il commercio di prodotti e servizi oltre a quelli già coperti da altri trattati (Euratom);
  • vieta in generale gli accordi restrittivi e i sussidi governativi che possono pregiudicare il commercio fra i sei Paesi;
  • include negli accordi i Paesi e territori oltremare dei sei Paesi e l’unione doganale, per promuovere il loro sviluppo economico e sociale.
  • Il Trattato abolisce le quote (ad esempio i massimali sulle importazioni) e i dazi doganali fra i suoi sei firmatari.
  • Stabilisce una tariffa estera comune sulle importazioni dai Paesi extra Cee, sostituendo le precedenti tariffe dei diversi Stati.
  • L’unione doganale è accompagnata da una politica commerciale comune. Questa, gestita a livello Cee e non più a livello nazionale, distingue l’unione doganale da una semplice associazione di libero scambio.
  • Il Trattato delineava talune politiche fin dall’inizio come congiunte fra i Paesi membri, fra cui:
    • l’agricola comune (articoli da 38 a 47)
    • la commerciale comune (articoli da 110 a 116)
    • il trasporto (articoli da 74 a 84).
  • Promuoveva la creazione di altre politiche congiunte, in caso di necessità. Dopo il 1972, la Cee ha previsto un’azione congiunta nei settori ambientale, regionale, sociale e della politica industriale.
  • Tali politiche sono state accompagnate dalla creazione di:
    • un Fondo sociale europeo per migliorare le opportunità occupazionali dei lavoratori e per aumentare il loro tenore di vita;
    • una Banca europea per gli investimenti (Bei) per agevolare l’espansione economica della Cee con la creazione di fondi di investimento.

Giorgia Iacuele

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