Trump vince: cosa cambia per le imprese
Trump vince: cosa cambia per le imprese. Scopri le sfide e le opportunità che le aziende dovranno affrontare con la nuova amministrazione.
Con la recente vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali del 2024, il panorama economico globale subirà una trasformazione significativa. Non metto il condizionale perché il Presidente Donald Trump quello che dice, fa.
La nuova amministrazione porterà con sé una serie di politiche economiche e commerciali che avranno un impatto diretto sulle aziende, sia negli Stati Uniti che a livello internazionale, Europa inclusa.
Come le aziende italiane dovrebbero prepararsi ai cambiamenti economici con l’elezione di Trump? Scopriamo le principali aree di intervento per i business che intendono affrontare la prossima fase con una strategia vincente.
1. Ritiro degli Stati Uniti da Contesti Internazionali di Attrito
Una delle principali promesse di Trump è stata quella di ridurre l’impegno americano in conflitti internazionali, focalizzandosi sul rinforzo della posizione interna.
Il ritiro degli USA dai conflitti internazionali potrebbe portare a una relativa stabilità, almeno nel breve e medio termine, per le aziende americane e quelle globali a fronte di una maggiore esposizione alle dinamiche imperialiste cino-russe non più “protette”.
In effetti, questo cambiamento potrebbe ridurre i rischi legati a instabilità geopolitiche, come quelle generate dalla guerra in Ucraina o dalle tensioni con la Cina per la questione di Taiwan.
Le aziende italiane (ma questo vale anche per la politica dei governi) sono chiamate a fare una scelta di campo decisiva.
In un contesto internazionale sempre più polarizzato, le alleanze politiche ed economiche non sono più flessibili come un tempo.
Le politiche di Trump, che potrebbero caratterizzarsi per un approccio più isolazionista e protezionista, pongono infatti un bivio netto per le aziende che commerciano con Paesi come Cina, Iran, Russia e Corea del Nord.
Se le aziende continuano a fare affari con questi Paesi, potrebbero essere soggette a sanzioni internazionali o a restrizioni commerciali imposte dagli Stati Uniti, attenti come sono a evitare legami economici con regimi che potrebbero minare la loro sicurezza nazionale.
In altre parole, chi commercia con questi Paesi rischia di non accedere più al mercato americano, e, forse nemmeno a quelli canadese, britannico, australiano, neozelandese, in quanto Paesi strettamente allineati su queste questioni geopolitiche.
Questi Paesi fanno parte del cosiddetto “Five Eyes” (USA, Regno Unito, Canada, Australia, e Nuova Zelanda), una coalizione di intelligence che ha tradizionalmente cooperato in materia di sicurezza e politica estera. La stretta collaborazione tra questi Paesi si estende anche a decisioni economiche e politiche, specialmente riguardo a questioni legate alla sicurezza nazionale e alle relazioni internazionali con potenze come Cina, Russia e Iran.
Inoltre, l’adozione di restrizioni contro aziende che intrattengono legami con Stati sotto sanzione non è una novità per queste nazioni.
In questi scenari, le aziende devono essere consapevoli che non c’è più spazio per un approccio “bilaterale” o “ambidestro” in cui si può rimanere da una parte e dall’altra.
2. Trump vince: cosa cambia per le imprese
In un contesto geopolitico in rapido mutamento, un’impresa che cerca di mantenere legami commerciali con attori considerati problematici dagli Stati Uniti (come quelli menzionati) potrebbe trovarsi a dover fare una scelta chiara, rinunciando a uno dei mercati più profittevoli per non incorrere in sanzioni o in azioni punitive.
A questo proposito, l’adozione di politiche interne per evitare legami economici con i Paesi sotto sanzioni americane potrebbe essere una delle misure di protezione che le aziende italiane potrebbero adottare. Non si tratta solo di rispondere alle pressioni politiche, ma di adottare una strategia che consenta alle imprese di continuare a prosperare, rimanendo competitive nei mercati occidentali, in particolare negli Stati Uniti e in Canada ma non solo.
Queste considerazioni sono avallate nell’analisi presente nell’ultimo libro dell’ottimo Andrew Spannaus “Rivincita. L’enigma americano spiegato agli europei” (che invito a leggere) in cui mette in evidenza che questa strategia, che potremmo chiamare di “protezionismo selettivo,” ha delle radici sia nei cambiamenti politici interni agli Stati Uniti che nei mutamenti globali, dove il focus diventa meno sulla crescita economica indiscriminata e più sulla tutela dei settori considerati cruciali.
È tempo di fare scelte consapevoli e coraggiose.
3. Le Politiche Economiche di Trump e Nuove Opportunità
Trump ha storicamente adottato politiche economiche favorevoli alle imprese, con un forte focus sulla deregolamentazione e sull’abbassa- mento delle imposte societarie.
In particolare, le politiche fiscali di Trump potrebbero includere tagli alle imposte sulle società, che renderebbero più vantaggioso l’investi- mento negli Stati Uniti. Le aziende dovrebbero essere pronte a sfruttare questi benefici fiscali, rivedendo la loro struttura societaria e considerando l’espansione o l’investimento diretto negli USA.
D’altro canto, una politica economica più isolazionista porterà difficoltà per le imprese che dipendono dal commercio internazionale.
La revisione degli accordi commerciali, come quelli con l’Unione Europea, la Cina e altri partner chiave, potrebbe comportare dazi e altre barriere al commercio.
Le aziende devono prepararsi a una potenziale restrizione del libero scambio, adattando le loro strategie alle nuove regole che potreb- bero emergere.
4. La Riformulazione della Strategia Aziendale
In un contesto economico dove gli Stati Uniti potrebbero concentrarsi maggiormente su politiche protezionistiche, le aziende dovrebbero pensare a riformulare la loro strategia commerciale.
Ad esempio, ridurre la dipendenza da fornitori esteri (soprattutto se fuori dal perimetro occidentale) più che una mossa prudente, è una necessità.
Occorre puntare invece a rafforzare le catene di approvvigionamento interne. Questo significa anche una revisione dei contratti con i partner internazionali e una spinta per l’autosufficienza produttiva con delle catene di approvvigionamento se non in “casa”, quanto più vicine e affidabili possibile.
Nel caso in cui le politiche di Trump si riflettano in una minore cooperazione internazionale, le aziende dovrebbero riconsiderare anche le loro strategie di internazionalizzazione.
Espandere o consolidare la propria presenza negli Stati Uniti, se possibile, potrebbe diventare una delle opzioni più vantaggiose, sfruttando l’allentamento delle regolazioni e le agevolazioni fiscali previste.
Una strategia vincente per le aziende italiane che puntano al mercato americano (e che consiglio caldamente) è la delocalizzazione della produzione negli Stati Uniti, almeno per soddisfare la domanda locale.
Questa mossa permette di aggirare le difficoltà legate a trasporti transatlantici sempre più costosi, dazi, possibili restrizioni doganali, tempistiche di approvvigionamento lunghe, in particolare in un contesto di tensioni geopolitiche.
Localizzare la produzione in territorio americano significa non solo aumentare l’efficienza operativa ma anche allinearsi alle tendenze di politica economica degli Stati Uniti, che incentivano la produzione interna per ragioni di sicurezza nazionale e sviluppo economico locale.
Inoltre, produrre in loco può migliorare la percezione del brand tra i consumatori americani, poiché consente di mantenere elevati standard di qualità e garantire una maggiore sostenibilità.
Una base produttiva statunitense, quindi, non solo facilita l’accesso a un mercato vasto come quello degli USA, ma riduce i rischi legati alla dipendenza da forniture estere in un’epoca di crescente protezionismo economico.
5. Conclusioni: Prepararsi alla Nuova Era Economica con Trump
In sintesi, la vittoria di Trump alle elezioni presidenziali comporterà senza dubbio una serie di cambiamenti significativi nel panorama economico globale.
Le aziende devono prepararsi ad affrontare un ambiente economico diverso, con una possibile riduzione del coinvolgimento internazionale degli Stati Uniti e l’adozione di politiche economiche più protezionistiche. Tuttavia, con una pianificazione adeguata, le imprese possono cogliere le opportunità offerte dalle nuove politiche fiscali e dalla stabilizzazione interna degli USA, pur monitorando attentamente l’evoluzione delle dinamiche internazionali.
Il tempo per adattarsi è breve, quindi è fondamentale agire in modo tempestivo per rimanere competitivi nel nuovo scenario.
Gabriele Felice
Founder & CEO
ISW | Italian Store World
Connecting the Best of Italy
with the U.S. Market
FONTI:
- Canada and the Five Eyes Intelligence Community
- Five Eyes
- The Five Eyes – The Intelligence Alliance of the Anglosphere
- The Economic and Distributional Impact of the Trump Administration’s Tariff Actions
- Sopravvivere alla Crisi Europea: conoscere per decidere.
- Un imprenditore cavalca il cambiamento
- Addio delocalizzazioni? Gli USA ripartono dal backshoring della manifattura
- Andrew Spannau: Rivincita. L’enigma americano spiegato agli europei