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Tuatha Dé Danan , Popolo o Leggenda?

TUATHA DE DANAN POPOLO DIVINITA’ O LEGGENDA

Leggendo e poi studiando mitologia comparata spesso mi sono imbattuto nella mitologia celtica e vorrei con questo articolo andare ad identificare dentro di me il popolo dei Tùatha per collocarli meglio nel mio vocabolario.


Figli della dea Danu, stirpe della dea Danu, furono il quinto dei sei popoli che colonizzarono l’Irlanda prima dell’avvento dei gaeli. I figli di questa dea , a sua volta figlia del dio supremo “Dagda il buono” , sarebbero stati Brian , Iuchar e Iucharba che furono abili druidi e considerati divinità data la loro abilità anche nelle armi, per cui il termine Danan potrebbe anche essere anche interconnesso col termine irlandese dàn ovvero arte intesa come “facoltà ,capacità riferita ad artigiani artisti musici e giuristi di una tribù”. La genealogia precristiana risulta comunque difficile da estrapolare tanto che essendo chiamata la Dea madre col secondo nome di Brigit era cominciata una gran confusione perché venne identificata con la santa Brigitta cristiana.

Quando i Tùatha sbarcarono sull’isola d’Irlanda bruciarono le navi con cui erano arrivati con l’idea di non voler avere tentazioni a riprendere la via del mare e si scontrarono col popolo dei Fir Bolg in questi combattimenti Nuada, il re dei Tùatha perse un braccio, il che lo rese inabile a governare ma gli fu costruita una protesi d’argento che gli permise di tornare in carica nel tempo in cui suo cugino , per metà di origine Fomor, antica razza rivale dei Tùatha, ne minacciò il regno, da questo mito derivano tutti i miti degli arti mozzi come vediamo ad esempio nella saga di Egill il monco che vide il suo arto mozzo sostituito da un arto dorato di fabbricazione nanica e che fu re tra gli svedesi.
in seguito all’arrivo dei figli di Mil, antenati dei celti gaelici, i Thùatha vennero sconfitti e lasciarono il dominio dell’isola ai nuovi venuti ritirandosi a vivere sottoterra diventando nel folklore le creature sovrannaturali conosciute come i Daoine Sidhe con le loro colline fatate e la loro esistenza immortale e imperitura nella coscienza del popolo d’Irlanda

I QUATTRO TESORI DELLA TRADIZIONE TUATHA DE DANAN

Da appassionato di antiche reliquie non posso non proporre qui i quattro artefatti più conosciuti della loro tradizione:
La spada di Dagda il cui possessore non può morire . Pensare quest’arma mi porta a un paragone con l’Excalibur arturiana nel film di Boorman o nei romanzi di Zimmer Bradley dove è il fodero intessuto da Morgana a dare questa sorta di invincibilità al portatore.
La lancia di Lùg che non falliva mai il bersaglio e che viene usata da lui contro Balor occhio cattivo e che doveva essere conservata in un recipiente pieno d’acqua per non bruciare il posto dove veniva custodita… per questo Lùg fu chiamato Làmfhada , dalla lunga mano , per evidenziare la portata del suo attacco e tornava nella sua mano se chiamata.

Il calderone del Dagda che forniva cibo per un numero illimitato di persone senza esaurirsi mai che ricorda da vicino la cornucopia greco-latina. Immaginare un mondo ancora primitivo , pieno di pericoli , per procurarsi le libagioni e avere un simile strumento si rivelava un potere immenso e giustamente attribuibile al dio supremo Dagda.

La Lia Fàil , la pietra del destino , che emetteva un “grido” se veniva calpestata da un leggittimo Re supremo d’Irlanda fino a quando Chuculainn il guardiano dei cani non la rompe quando non dichiara il suo diritto a regnare .

ANALISI COMPARATISTICA

Molte di queste divinità risultano avere degli equivalenti nella tradizione indoeuropea:
Odino e Thor possono essere equiparati a Nuada e Lùg in quanto sia Odino che Nuada avevano perso un arto mentre Lùg combatteva con un’occhio chiuso mentre Thor lo aveva perso nella tradizione norrena ma questo é sempre un’indizio interessante.
La Morrigan Sidhe della morte potrebbe essere semplicemente la Morgana arturiana come la conosciamo noi nei testi di Cretienne de Trois e poi ad andare avanti fino ai romanzi fantasy di Marion Zimmer Bradley e al ciclo dei Rigante di David Gemmell .
Manannan dio Sidhe dei mari Irlandese chiaramente ha un suo equivalente in Nettuno Poseidone della tradizione romana e greca .

CRITICA MODERNA

Il poeta e studioso di mitologia inglese Robert Graves nella sua “White Godness” , la dea bianca (1948) , afferma la valenza anche storica di molte storie del Lebor Gabàla Erenn , principale strumento per capire l’origine e la trasformazione in mito di questo popolo leggendario , chiaramente i suoi studi sono stati criticati , ma prova a dimostrare la vicinanza con la mitologia del vicino oriente sempre che si sia disposti ad accettare che i miti portati in Irlanda prima della scrittura siano stati trasmessi in modo così accurato . . . è pur vero che i druidi erano in fondo anche questo : profondi conoscitori della loro tradizione.

foto wikipedia alamy soundcloud                                    ©Francesco Spuntarelli

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