
UE – l’Unione Europea emana direttive su cetrioli, vongole e non solo…
Scritto da Lidia D'Angelo il . Pubblicato in Roma Capitale e Regioni.
ROMA CAPITALE IN MEZZO ALLA “MONNEZZA”
Recentemente sono stati collocati da AMA (Azienda Municipalizzata Ambiente) migliaia di nuovi cassonetti nelle strade e nelle piazze di Roma Capitale al fine di migliorare il servizio di raccolta differenziata dei rifiuti urbani e di facilitarne lo smaltimento nelle discariche.
I nuovi cassonetti vanno a sostituire quelli vecchi, distrutti, vandalizzati e oramai inservibili; la forma non differisce poi tanto, anzi è sostanzialmente identica, ciò che colpisce, a un primo sguardo, è il colore dei cassonetti destinati alla raccolta della carta e della plastica; quelli vecchi erano di colore blu per la plastica e il metallo e bianco per la carta, questi nuovi sono di colore giallo per la plastica e il metallo e blu per la carta.
I dirigenti dell’AMA e di Roma Capitale si sono divertiti a giocare con i colori pescandoli a casaccio su una tavolozza, oppure esiste una “logica” nascosta dietro a questa scelta?
La “logica” esiste e, per rendersene conto, bisogna entrare metaforicamente nei meandri del Parlamento Europeo che traccia le direttive che gli Stati membri sono tenuti a rispettare; non solo la curvatura dei cetrioli e il diametro delle vongole, rigorosamente non inferiore a 25 millimetri, ma ora anche i colori dei cassonetti della spazzatura rientrano nelle competenze dei soloni di Bruxelles; in questo modo abbiamo ottemperato a uno dei numerosi, inutili e ridicoli diktat dell’Unione Europea.
Il cassonetto giallo che spicca per il suo bel colore brillante, ha due aperture rotonde per l’introduzione degli oggetti di plastica che possono essere bottiglie, piatti, bicchieri, scatolame di varie dimensioni che gli utenti portano da casa nei sacchetti da inserire all’interno del cassonetto; tale operazione non è facile perché le aperture non solo sono piccole ma sono rese inagibili da una specie di corolla simile un fiore di gomma che le protegge.
Il sacchetto che non cade all’interno del cassonetto fa da tappo incastrandosi e ostruendo l’apertura, ciò impedisce la discesa dei rifiuti, pertanto si assiste al paradosso del cassonetto vuoto all’interno e circondato, all’esterno, da decine e decine di buste di plastica che la gente innervosita butta a terra.
Molti di questi cassonetti posizionati da poco tempo risultano già vandalizzati, infatti sono stati “scoperchiati”, aperti come scatolette di sardine, così i rifiuti vengono gettati all’interno senza grosse difficoltà.
Va leggermente meglio per il cassonetto destinato alla carta che invece non ha aperture rotonde ma ha due grandi rettangoli protetti da una frangia di plastica.
Ci sono giorni in cui gli abitanti dei piani bassi non possono aprire le finestre – non solo per i miasmi che esalano dalla spazzatura – ma anche per il “panorama” dei sacchi di immondizia che si accumula lungo i marciapiedi: ho visto un cartello legato a un albero a ridosso di 5 cassonetti in fila quasi immersi nella spazzatura, sotto le finestre chiuse di un appartamento al primo piano, che sembrava disabitato ma non lo era; nel cartello si chiedeva di gettare la spazzatura nei contenitori, facendo appello al senso civico di tutti noi.
Tutto questo deve indurre i vertici dell’AMA e di Roma Capitale ad una attenta riflessione: invece di obbedire e prostrarsi acriticamente ai voleri e ai capricci dell’Unione Europea giocando coi colori, bisognerebbe ottimizzare i tempi della raccolta dei rifiuti che dovrebbe svolgersi quasi quotidianamente affinché non si formino cumuli e cataste di spazzatura pericolosi per la salute pubblica.
