Ugone de’ Pagani, Cavaliere Templare, nuovo Beato nella Chiesa Ortodossa
Con il SOLE sull’ ABBAZIA, ELEVATO ALLA GLORIA dell’ ALTARE
un Cavaliere Templare: SANT’ UGONE de’ PAGANI
Le nuvole si sono aperte, nonostante il cielo cupo approvasse previsioni negative, quando Abati, Monaci e Sacerdoti della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala si sono riuniti sabato 16 settembre alle ore 11 nell’Abbazia di San Martino, presso Petroro nelle vicinanze di Todi. Insieme a loro anche molti fedeli, neofiti ed amici, nonché Cavalieri e Dame appartenenti ai Templari della “Confraternita Ugone de’ Pagani”. Aria di estate nei suoi raggi finali, aria di spiritualità che nel mondo attuale sembra cedere a profitti e materialismo e che ritrova pienezza nella ragione di questo incontro, la Glorificazione del nobile Templare Ugo de’ Pagani, o de Payns in lingua francese medievale.
Ugo, o Ugone, combattè vigorosamente gli infedeli, morendo da prode in battaglia presso Tiro. Le sue imprese guerresche ed umane lo hanno disposto alla corona luminosa della santità, insieme a Jacques de Molay, San Giacomo, Gran Priore dei Cavalieri dalla Croce Patente, precedentemente santificato nell’Abbazia di Sant’Araldo a Marta.
Il rito si è svolto con grande partecipazione, nel nome di Cristo e di Maria Santissima, apici della tradizione di Fede dei Templari di San Bernardo di Chiaravalle, con la benedizione di Sua Beatitudine Alessandro I° (al secolo Alessandro Meluzzi), Primate della Chiesa Ortodossa, trasmessa in viva voce dal Vescovo Cosma (al secolo Antonio Parisi) – Eparca della Puglia, Acirenza e delle Terre di Lucania, alla presenza del Cancelliere Filippo Ortensi – Eparca delle Terre del Lazio e della Tuscia, di Monsignor Massimiliano da Todi, di Padre Stefano e di altri Sacerdoti. La cerimonia ha riconosciuto giustamente l’opera cristiana del Templare Ugo e, al termine della Divina Liturgia, lo ha glorificato con rispetto e venerazione.
Al termine del rito, nel Refettorio dell’Abbazia, gioiello architettonico medievale, restaurato nell’incanto della semplicità del Titulus, è stato consumato un pranzo rigorosamente vegetariano, secondo l’usanza dei monaci. Qualcuno è penetrato nell’articolato complesso per gioire della serena bellezza di esso e per ammirare le produzioni erboristiche negli ambienti annessi.
La vicina città di Todi ha fatto da sfondo nella sua affabulazione medievale, con i colori allegri delle costruzioni e le pregevoli testimonianze antiche.
Un evento che rimane nel cuore di chi ha partecipato e che effonde, riferendo, lo spirito raccolto nel rito, quasi un Graal contro l’abiezione e la falsità dell’attuale società.
Marilù Giannone