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Un’analisi sul “Pianeta Scuola” a Roma : caos, carenze e speranze

Le Scuole di Roma e le politiche del Comune,
tra carenze e speranze, guardando al 2021

INTERVISTA A RACHELE MUSSOLINI, Consigliere Comunale da anni impegnata su questi temi

a cura di FABRIZIO FDERICI*

Mancano solo 5 mesi alle prossime elezioni comunali a Roma: ma mentre le forze politiche discutono fortemente dei candidati, soprattutto alla poltrona di sindaco, manca ancora un dibattito serio e obbiettivo sull’operato, in 5 anni, della Giunta Raggi e sugli interventi più urgenti da attuare per quelle che sono, da sempre, le emergenze della capitale (traffico congestionato, trasporti carenti e a volte addirittura a rischio, pulizia di strade e altre aree pubbliche sempre   insufficiente, verde pubblico spesso abbandonato a sé stesso, ecc…). 
Ma qui vogliamo concentrarci soprattutto sulla situazione delle scuole a Roma: ascoltando un esperto di questi temi, il Consigliere Comunale Rachele Mussolini, che, eletta  nella lista civica “Con Giorgia”, componente della Commissione Scuole dell’ Assemblea Capitolina e Vicepresidente della Commissione Controllo, garanzia e trasparenza di Roma Capitale.

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1.)_D/ Consigliere, quando l’Assemblea capitolina si è occupata, per l’ultima volta, della complessiva situazione di scuole materne e asili nido gestiti dal Comune? 
_R/ Proprio recentemente, nella seduta del 9 ottobre dedicata appunto alla “Riapertura delle scuole di Roma Capitale”. Sono emerse varie criticità: come forti ritardi – che mi vengon spesso segnalati  sia da scuole che da genitori – nella creazione delle Commissioni per prevenire il Covid-19 (viene spontaneo il paragone, in campo più strettamente sanitario con le USCAR, Unità per il coordinamento dei servizi antiCovid, che nel Lazio stentano a decollare, N.d.R.), la scarsa presenza di rappresentanti di educatori e maestre nella “Task force” antiCovid del Comune per le scuole, lo “scaricabarile” tra Comune, MIUR, Regione, ecc…

2.)_D/ Parliamo anzitutto della sicurezza delle scuole a Roma. Qual è l’esatta situazione?
_R/
E’ preoccupante, direi. Perché al giorno d’oggi, in tutta Italia sono i Comuni i principali responsabili della sicurezza degli edifici scolastici: ma a Roma varie scuole gestite dal Comune sono in stato di degrado, e alcune addirittura inagibili, perché abbandonate a sé stesse da anni. Io, nella Commissione Scuole avevo chiesto da tempo l’effettuazione anzitutto di un censimento delle scuole a Roma, sul piano della sicurezza, e tutta una serie di interventi per garantire la staticità antisismica degli edifici.

3.)_ D/  Interventi poi realizzati?
_R/
Dopo le gravi scosse di terremoto del 2016 “e dintorni”, in parte avvertite anche a Roma, i tecnici comunali si son limitati a verificare la sicurezza delle scuole, ma in modo molto superficiale. Per non parlare, sempre in tema di sicurezza, della presenza, nei tetti di vari edifici scolastici, ancora di materiale pericoloso, come anzitutto l’amianto: che solo da alcune scuole, negli ultimi anni, è stato rimosso (ad esempio, nella zona di Viale Giulio Cesare, N.d.R.), e continua a rappresentare un grave pericolo per la salute non solo degli alunni, ma di tutti i cittadini.

4.)_D/ E veniamo alle misure di sicurezza anti-Covid. A che punto siamo?
_R/
Abbastanza indietro; pensiamo, anzitutto, che nella maggior parte delle scuole, non esiste un sistema moderno di aerazione interna, capace d’ assicurare un adeguato ricambio dell’aria: tutto è ancora affidato alla semplice apertura dei vecchi finestroni, da lasciare aperti per mattinate intere (col risultato che i bambini magari non si ammaleranno di Covid, ma di influenza ordinaria sì!). Io ho chiesto un programma di modernizzazione dei sistemi di aerazione, e, possibilmente, anche l’installazione di luci LED: capaci, a quanto sta appurando oggi la scienza, di distruggere il Coronavirus. Altro “buco nell’acqua” è stato il tentativo di utilizzare, negli edifici scolastici, quei pochi spazi aperti disponibili per organizzare – sinché le condizioni atmosferiche lo permettono – lezioni all’aperto, in condizioni più salubri: fallito perché tali spazi, il più delle volte, sono inagibili, sempre per la scarsa manutenzione. –  

5.)_D/ Si è parlato inoltre, in questo periodo, di un “Patto di corresponsabilità”. Di cosa si tratta?
_R/
Si tratta di un modulo da firmare (la cui mancata firma impedisce, in varie scuole, di iscrivere i propri figli), in cui i genitori degli alunni si impegnano a mantenere una comunicazione costante e aperta con la scuola, per tutto quel che riguarda la pandemia. Ma tutto questo non è stato sempre applicato come si doveva: ci sono stati casi di positività, sia di bambini che di maestre, che non son stati affatto comunicati agli altri alunni e ai loro genitori.

6.)_D/ E cosa può dirci sulla situazione della refezione scolastica?
_R/
Qui le cose ora vanno un po’ meglio: dopo tante proteste da parte dei cittadini, il Comune si è organizzato maggiormente. E alle mense scolastiche riesce a inviare ogni giorno almeno pasti preconfezionati (dopo un momento in cui sembrava che ai bambini, a pranzo, si potesse fornire solo un panino, l’acqua e un succo di frutta!).

7.)_D/ Insomma, il quadro complessivo non è certo incoraggiante. A Suo giudizio, da cosa dipende tutto questo? 
_R/ Chiaramente da piu’ fattori. Anzitutto non va dimenticato che da anni, la spesa pubblica, a livello sia centrale che degli enti locali, è stata gravemente ridimensionata: in primis, proprio per servizi essenziali come la sanità e l’istruzione. Poi, parlando di carenze nel governo di Roma, non dimentichiamo le responsabilità di tutte le giunte precedenti, certo; ma nelle scelte di questa Giunta Raggi, purtroppo vedo spesso un miscuglio di inefficienza, incapacità, pressappochismo (per non dire di peggio).

8.)_D/ Degli esempi specifici?
_R/
Anzitutto, tutte le politiche del personale: proprio molti lavoratori dei servizi di refezione scolastica (in gran parte donne) ora si trovano in difficoltà, perché, dopo la scadenza (il 31 luglio scorso) dei nuovi bandi di gara per l’assegnazione in appalto di questi servizi, non tutti gli operatori sono stati assorbiti dalle nuove aziende vincitrici degli appalti, o lo sono stati in condizioni certo non all’altezza delle precedenti (sia come incarichi che come stipendi). Su tutti questi temi dovremmo fare un discorso a parte: voglio ricordare, però, una vicenda davvero emblematica, quella della progettata internalizzazione dei lavoratori ex AEC (oggi OEPA: Operatori Educativi per l’Autonomia), cioè tutte quelle donne e quegli uomini che all’interno delle scuole si occupano dell’assistenza ai bambini e ai ragazzi disabili.

9.)_D/ Ecco, parliamone…
_R/
Il mezzo per ottenere l’internalizzazione, nel personale del Comune, di questi lavoratori (che sono solo dipendenti privati, con ben scarsi diritti, di ditte vincitrici dell’appalto per questo pur essenziale servizio) era una Delibera di iniziativa popolare, promossa dal Comitato Romano AEC e sottoscritta da più di 12.000 persone. Questa delibera era già passata, all’unanimità, in 6 Consigli Municipali (III, V, VIII, IX, XIII e XIV), ed era stata sostenuta da un ampio fronte trasversale, comprendente non solo la mia area, ma varie altre forze, sino addirittura a Rifondazione Comunista. Ebbene, a metà ottobre la delibera non è passata nell’Assemblea Capitolina: “grazie” alla determinante astensione dei consiglieri 5 Stelle; in barba a tanti discorsi dei grillini sulla democrazia diretta, i diritti dei cittadini, ecc…

10.)_D/ In ultimo, in vista delle prossime elezioni comunali, che passi, “avanti e indietro” (direbbe Lenin…!) dovrebbero fare tutte le forze politiche, per tentar di assicurare a Roma un futuro migliore?
_R/
Sarebbe essenziale, direi, almeno un “patto trasversale” fra tutti i candidati sindaci: con l’impegno di battersi, in futuro, anzitutto per risolver la questione – che da decenni si trascina – dei poteri speciali per Roma Capitale.  Mi riferisco all’evidenza che una metropoli come Roma, capitale del Paese, non può continuare ad avere – secondo le attuali leggi sugli enti locali –  – poteri non superiori, in sostanza, a quelli di un qualsiasi  piccolo Comune. Questo vale, direi, nei confronti, anzitutto, della Regione Lazio, della quale sarebbe opportuno trasferire parte delle competenze legislative appunto a Roma Capitale: e in vista anche della piena realizzazione dell’ “Area metropolitana” (di cui si parla sin dagli anni ’80). Il futuro dell’ Urbe passa, direi, anzitutto da questo nodo, che va sciolto al più’ presto. 

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*La presente intervista a cura di Fabrizio Federici, nostro collaboratore da molti anni , è stata già pubblicata mercoledì 11 novembre sulla Testata VivereRoma.org– supplemento di “VivereMarche”, edita da “www.vivere.srl” in Ancona, con Direttore Editoriale Giulia Mancinelli e Direttore Responsabile Michele Pinto.        

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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