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Un Governo “boccheggiante”… sostenuto da un Parlamento “agonizzante”

Quando il Parlamento non rappresenta più la Nazione,
dovrebbero essere imposte Nuove Elezioni  (*1)

una analisi di Stelio W. Venceslai

Il governo boccheggia, tenuto  in piedi con le stampelle, come un pugile suonato. Non molla, perché tutti hanno paura di perdere il posto. Dopo nove anni di crisi economica e politica, fa stupore che ci sia ancora qualcuno che propone interventi choc sull’economia (v. Giuseppi”  Conte) o di natura costituzionale (v. “Mattia”  Renzi). Belle idee, peccato che siano stantie e non ci creda nessuno. È la scoperta dell’acqua calda.

In questi giorni frenetici di un’agonia annunciata, il Parlamento non riesce a varare un provvedimento, le Commissioni parlamentari si dibattono fra assenze e mugugni, specchio di un Paese fermo e di una politica palesemente strutturata per la difesa dei propri interessi.
Tutti parlano degli Italiani, la loro preoccupazione formale più evidente, ripetuta fino al soffocamento, ma è un chiacchiericcio senza scopo, come una volta tanto giustamente ha affermato Zingaretti
Non c’è un solo punto sul quale i partiti di governo sono d’accordo, salvo la necessità di non andare alle elezioni. Il PD, dopo aver dato retta a Renzi di fare un accordo con 5-Stelle, si trova a fare il valletto del Movimento. Il Movimento, franato alle elezioni, è la friabile roccia attorno alla quale si aggrappa il PD. 

Un’alternanza di ricatti tiene in vita il sistema: 5-Stelle ricatta il PD, Renzi con il suo Italia Viva ricatta il governo, il governo ricatta il Parlamento. Tutti sono sotto schiaffo ma non si deve andare alle elezioni. La riduzione del numero dei parlamentari contrae le speranze degli attuali deputati e senatori di tornare in Parlamento. Un Parlamento imbelle che per due volte, entusiasticamente, ha castrato se stesso, con il referendum voluto da Renzi e con il taglio dei parlamentari ora. Nessuno vuole mollare la presa. Inoltre, è molto probabile che la composizione del nuovo Parlamento si riveli molto diversa, non solo numericamente. I fragilissimi equilibri attuali saranno stravolti.

Solo Renzi, con la sua bassa percentuale di consensi, può fare il battitore libero. Alla peggio, resterà con il 3 – 4% di cui sembra disporre, stando ai sondaggi. Come battitore libero bussa a più porte, a destra, a sinistra, al centro. Cerca uno spazio. Al centro, dove tutti s’illudono di pescare, c’è il vuoto. La radicalizzazione della contesa politica è tale che si è passati dal tripolarismo a un bipolarismo incattivito. Ma il pesce non abbocca.

Da enfant prodige, Renzi è ora un problema per tutti. Troppo rissoso, troppo pieno di sé, troppo intelligente, se vogliamo, in un mondo di vedove di consensi e timorate di Dio. La sua parabola discendente non ne ha sminuito l’ingegno ma accresciuto l’imbarazzo di averlo accanto. Il grande gioco continua mentre il Paese muore. Gli allarmi sull’economia sono continui e preoccupanti. Nove anni di crisi senza interventi mirati, ma solo di sperperi inconcludenti, hanno ridotto al lumicino le speranze di una ripresa.

Con le chiacchiere non si fanno progetti e i programmi annunciati presto, si rivelano inutili, perché non si è in grado di attuarli, per mancanza di soldi, per inefficienza complessiva, per incapacità negoziale, perché non ci credono neppure coloro che li hanno stilati. Come giocatori incalliti di poker, quando perdono, rilanciano, sperando di rifarsi. Rialzano la posta, giocano al buio, sapendo di non avere quattrini, vendendosi tutto e indebitando il Paese. I cantieri sono fermi, finanziati, ma fermi. Tutti hanno paura di farsi incastrare dalle norme che loro stessi hanno deciso. Siamo arrivati al punto che il codice degli appalti deve essere messo da parte, se si vuole fare qualcosa, con dei Commissari. Una legislazione inutile.   
Renzi propone il rilancio dei cantieri affidando i lavori, appunto, a dei Commissari. Così, con la scusa di far prima, si apre una bella stagione per il mercato degli incarichi. 
Il fallimento complessivo delle azioni di governo fin qui condotte acuisce le difficoltà della gente e un senso di depressione generalizzata. Manca una qualunque idea del futuro e le convulsioni politiche del momento non interessano nessuno. 

A marzo ci sarà un ennesimo referendum pro o contro l’abolizione del numero dei parlamentari, spacciato per una misura economica risolutiva (80 centesimi a testa di risparmio per gli Italiani). Alla domanda se si è a favore della riduzione il 90% degli Italiani risponderebbe di sì. Ma è perché nessuno riflette. Se si riflettesse, il rischio dei voti contrari aumenterebbe. Per questo del referendum non se ne parla. Troppo pericoloso far ragionare.

Pensate, se la maggioranza dei cittadini votasse contro la riduzione, sarebbe uno schiaffo al Parlamento, che l’ha votata, nonché al Movimento che l’ha proposta, facendone una sua bandiera. Cadrebbero tutte le complicazioni che impedirebbero di andare a votare subito! Una vera iattura. Allora, il silenzio è d’obbligo, democraticamente. 
Non c’è speranza che il prossimo referendum fallisca: troppa demagogia e troppa disistima nei confronti dei parlamentari, paradossalmente, favoriranno il mantenimento della situazione fallimentare in cui si trova il Paese.

(*1) – NOTE A MARGINE 
Creo sia opportuno rilevare come molto spesso la “Democrazia” non sia  sinonimo di “Buon Governo”, né sovente coincida con i principi etici od ideali di una Comunità, di una Patria, di un Popolo, di una Nazione, di uno Stato.
Se poi si osserva che:
a) il Premier del Governo è un “Avvocato”, mentre il Potere Esecutivo e Legislativo viene – di fatto – esercitato od imposto dalla “Magistratura”; 
b) l’A.N.P.I. (Associaz. Nazionale Partigiani) svolge una funzione consultiva con potere di imporre veti o concedere permessi su cosa sia vietato o possibile fare;
c) lo S.C.V. (Stato Città del Vaticano) riesce ad influenzare e condizionare la politica e l’economia della Repubblica Italiana (magari fosse rimasta in vita la Repubblica Romana!);
d) le Società di Rating – straniere ed esterne, asservite ad una “Finanza Apolide”- riescono a declassare a loro piacimento la potenzialità patrimoniale e reddituale del nostro paese; 
Ebbene …. non ci resta che ricordare un verso di Dante ….«Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!» ____________(G.M.)

 

 

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