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UN OPERAIO AL SERVIZIO DELLA CULTURA

Intervista a MARTINA NASINI

(Prima parte)

LA FORZA DI REINVENTARSI

D: Allora siamo qui con Martina Nasini. Martina, tu sei una professionista veramente poliedrica, ti occupi e curi un numero straordinario di attività legate alla cultura: fotografa, Direttore Organizzativo, Vicepresidente e punto di riferimento per le relazioni dell’Associazione “La Terzina”, manager, curatrice, organizzatrice e presentatrice di eventi culturali di importanza rilevante… raccontaci un po’ di te, del tuo percorso.

R: Allora, io in realtà nasco come Fotografo, e ho lavorato molto nel Cinema, più che altro nella Televisione e nel Cinema. L’ultimo lavoro che ho svolto come fotografo di scena è stato con Citto Maselli, e poi ho pubblicato anche dei libri, ho avuto anche delle pubblicazioni su alcune riviste Nazionali.

Però lecose cambiano nella vita, e quindi io mi sono reinventata; comunque ad oggi svolgo ancora dei lavori di fotografia scelti, questo ci tengo a precisarlo: ho curato per esempio la fotografia di copertina del libro di poesie di Stefania Falasca, “In Itinere”.

Diciamo che io ho dedicato veramente anni della mia vita alla Fotografia, studiando tanto, ecco questo ci tengo a dirlo: non mi piace e non sono mai stata “un’improvvisata”. Ho studiato Fotografia Serigrafica al Liceo, poi per una serie di coincidenze mi sono trovata a fare il fotografo. Ho lavorato anche per tante compagnie teatrali.

Però, come ti dicevo prima, le cose cambiano: nasce così in realtà il discorso del General Manger di Mario (il Maestro Mario Alberti n.d.r. ), perché una delle cose che è sempre stata presente nella mia vita, e te lo dico anche al di là di Mario, è stata la Musica. Mio nonno era un musicista e io ho studiato per tanti anni il pianoforte.

Lui mi diceva “la Musica non ti abbandonerà mai!”, e aveva ragione, tanto è vero che mi sono poi sposata con un musicista e tra l’altro sono diventata anche il suo Manager. Quindi le mie competenze come fotografo, a parte qualche lavoro scelto, le dedico interamente alla figura dell’artista che è Mario Alberti. Ci tengo a precisare che noi distinguiamo molto, distinguiamo la figura della moglie dalla figura manageriale.

All’inizio devo dire, è stato molto faticoso fare questa distinzione, soprattutto per le persone che magari si trovavano a collaborare con noi… anche da un punto di vista personale, la mia vita privata è un’altra cosa rispetto al lavoro.

Siamo comunque molto libertari, come persone ci piace essere riservati. Così, dicevo, mi sono reinventata, e per caso mi sono ritrovata a organizzare il mio primo spettacolo con Mario Alberti.

Da lì, piano piano, ho cercato di crescere, perché poi nella vita non si finisce mai di crescere, e ancora oggi quando mi dicono “Martina ma tu sei un Manager!” in realtà a me piace sempre definirmi come un “operaio al servizio della Cultura”, perché poi non si arriva mai, no? Qualcuno mi disse “se un giorno ti senti arrivata o credi di essere arrivata, vuol dire che hai fallito”, e ho dovuto fare proprio un percorso di crescita, anche sbagliando, molto sbagliando!

Noi lavoriamo con tanti Comuni, e io sono diventata Vicepresidente dell’Associazione “La Terzina”, ma è successo tutto davvero per caso, e mi sono ritrovata in questa burrasca, e da lì mi sono dovuta reinventare, ti ripeto, anche sbagliando, quindi a mie spese.

Come si presenta una proposta, come si scrive un progetto, come si segue una contabilità, ho dovuto imparare tutto! L’unica cosa in cui diciamo me la sono sempre cavata è stato l’aspetto grafico, il manifesto, perché io ho avuto un grande insegnante, il Professor Marignani, che è stato un grande grafico italiano, e mi ha insegnato tante cose ai tempi in cui frequentavo l’Istituto d’Arte di Pomezia.

Era stato Direttore Grafico e aveva curato la grafica del Pinocchio di Comencini, e ricordo che diceva sempre che il manifesto deve essere semplice e chiaro. E quindi io sono andata a recuperare anche cose del mio passato, vedi l’esperienza come grafico, pur non essendo propriamente un Grafico.

D: Quale elemento credi sia oggi importante per lo svolgimento del tuo lavoro?

R: Diciamo che la Comunicazione è fondamentale nel nostro lavoro, dico il nostro sia facendo riferimento alla figura di Mario Alberti come Artista, sia anche da un punto di vista manageriale.

Quindi io ho fatto un percorso difficile, che ad oggi mi ha portata a seguire gli eventi da quello che è il contratto, alla comunicazione e poi alla divulgazione.

Insomma, ho messo insieme tante cose, fino a diventare il manager di Mario Alberti.

Oggi c’è tutta la questione dei Social Network, che mi sono dovuta inventare da zero: che cosa occorre per costruire la figura di un artista? Occorre un sito, certo, ma queste sono cose che ho dovuto imparare da sola, avendo capito che la Comunicazione, oggigiorno, è fondamentale.

Ma come sfruttarla, come pensare di arrivare a 11 FRAZIONI di Google per immagini e parole? Allora devi costruire un cerchio, metti su pagine di Facebook, siti, canali YouTube… cioè, è stato fatto un lavoro intorno alla figura di Maria Alberti e a quella de “La Terzina” enorme.

Mi sono trovata a fare un sito, ma chi lo aveva fatto mai un sito? Sono cose che apprendi strada facendo, devi chiudere un cerchio di comunicazione. Sapere che dieci giorni prima di un evento deve essere fatto un comunicato, che va indicizzato, va divulgato, va pubblicato… c’è tutta una serie di logistiche da seguire.

Poi c’è il pubblico, ricordiamoci sempre che il pubblico è sacro, perché è quello che fa il successo di un artista, anche al di là della grandezza dell’artista.

E’ il pubblico quello che fa la prova del nove se uno spettacolo funziona oppure no.

Magari ci sono artisti che in passato non sono stati capiti e oggi sono stati riscoperti, ce ne sono tanti, però quando fai uno spettacolo dal vivo solo il pubblico rappresenta la prova del nove.

Se tu non hai gente in sala vuol dire che hai fallito, e non ha fallito l’artista, ma l’organizzatore.

Tante volte mi dicono “Martina, sei troppo ansiosa”, ma quando vai in scena, tutti i tuoi problemi personali devono sparire.

Quando morì mio padre, io ero sul palcoscenico.

Che cosa dici a 200 persone che hanno già fatto il biglietto, “scusate sto male”? L’Arte ha anche il suo lato brutto, nessuno sa cosa succede dietro il palcoscenico.

Non puoi dire “sto male, devo piangere”, no, qualsiasi cosa accada.

Quando vai sul palcoscenico e c’è un pubblico e un artista, i tuoi problemi li devi tenere per te, e finché va tutto bene, c’è la Gloria e tutto è a posto, ma quando c’è qualcosa che non va la prima a risponderne sono io; perché questa cosa non ha funzionato? Se il pubblico per qualsiasi ragione non sta bene e non si trova bene, ti fai una cattiva pubblicità e ne risente anche l’artista in un certo qual modo.

Poi quest’anno mi sono trovata ad avere a che fare con una casa discografica, la ZdB di Andrea Pettinelli (che ha prodotto l’album del Maestro Mario Alberti n.d.r.) e le case discografiche sono un mondo a parte, davvero un altro mondo.

D: Che tipo di collaborazione hai avuto con Andrea, io lo conosco e conosco i suoi lavori.

Come sei riuscita a inserirti anche in questo ambito?

R: Innanzitutto io faccio da punch ball tra l’artista che scalpita e i tempi degli Enti e questo è un elemento fondamentale (ride)… questo perché gli artisti, a prescindere che siano cantanti, musicisti, poeti, hanno un loro mondo, ed è giusto che sia così. Allora entro in contatto con Andrea per il disco “Indiani di Riserva” (l’album del Maestro Alberti n.d.r.), perché ovviamente Mario rifiuta, nel suo mondo di artista, tutto ciò che è digitale. Ho dovuto prendere in mano la situazione, come poi è giusto che sia, e già solo gestire e aggiornare i Social Network è di per se un lavoro.

Spesso con i tempi non ci arrivo, ho tre pagine Facebook da seguire, poi mettici Instagram, non riesci a finire con una piattaforma che ne esce un’altra, ci sono Twitter, YouTube… io, tra le altre cose, ho curato anche l’immagine di copertina del disco, la foto è mia.

Allora ti dicevo, sono entrata in contatto con Andrea, e gli ho chiesto cosa bisognava fare, e lui mi ha risposto “Ok Martina, dobbiamo partire, il 25 lanciamo l’album” e io ho pensato “Oddio cosa dobbiamo fare?”.

Lui mi diceva “Innanzitutto dobbiamo indicizzare”, quindi riunioni, comunicati stampa, nel frattempo contattiamo i vari Comuni per la tournée, perché i Comuni hanno tempi molto lunghi, spesso diversi dai tempi dell’organizzazione.

Quindi facciamo un primo lancio delle date live nei diversi Comuni, poi l’elenco delle redazioni, prendi contatti, le agganci alla casa discografica, divulghi il lancio del disco per il discorso delle Targhe Tenco (a cui l’album del Maestro Alberti è candidato n.d.r.), la votazione su tutti i Social tramite Whatsapp da proporre a tutti i tuoi contatti, gli hastag di Meta per aumentare visualizzazioni, insomma è stato un lavoro pazzesco.

Poi anche la casa discografica ha i suoi canali di distribuzione, e abbiamo lavorato in sinergia fino ad arrivare all’inizio della tournée con la data di Ariccia.

Poi ci sono le soddisfazioni per tutto il lavoro svolto, come la chiamata del portavoce della famiglia Tenco, Michele Piacentini, che ci ha fatto davvero molto piacere.

E’ chiaro che un manager, appena terminato un evento, deve pensare immediatamente al passo successivo, alla promozione del prossimo evento, e così hai delle scadenze precise, magari lavori da Maggio fino a Ottobre e poi pensi subito agli eventi per il Natale, e poi riparti ancora per quelli estivi.

Progetti sei mesi prima e sei mesi dopo devi necessariamente partire e trovare tutto già pronto per poterlo fare.

Io poi sono sempre molto attenta a rappresentare al meglio il territorio che ci ospita.

Anche questo è fondamentale, perché i territori devono essere valorizzati non solo dal punto di vista turistico, ma anche da quello artistico-culturale: è una cosa a cui siamo molto attenti.

D: Quali altre attività svolgi per il Maestro Alberti, oltre all’organizzazione e alla pubblicizzazione dei concerti?

R: Di tutto, il mio lavoro è incentrato sulla figura di questo artista. Curo per esempio il suo intero archivio di brani, il deposito alla SIAE, la raccolta degli spartiti originali, tutti i progetti musicali che vanno al di là dei concerti, le pubbliche relazioni.

Noi ovviamente viviamo di pubbliche relazioni! Purtroppo chi fa questo mestiere è teso come una corda di violino h24.

Non ci sono festività, domeniche, devi essere sempre pronto.

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