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Paolo Savona: un piano di sviluppo da 50 miliardi di euro

Un investimento di 50 Miliardi per generare una crescita del PIL di 150 Miliardi

una analisi di TORQUATO CARDILLI

Non nascondo di aver provato un senso di compiacimento nel leggere che il Ministro per gli affari europei Savona, in un’intervista a “La Verità”, riportata in sintesi da altri giornali il 25 luglio, ha proposto un piano di investimenti da 50 miliardi,  di cui avevo parlato un mese fa nell’articolo “l’Italia assediata in un vicolo cieco” del 23 giugno (vedi sotto)….. (*1) 

Pura coincidenza il fatto che un’intuizione dettata dal buon senso trovi conferma da parte di un illustre economista che, già trenta anni fa, da direttore generale di Confindustria, aveva teorizzato il meccanismo del moltiplicatore per tre sulla crescita del PIL, di ogni spesa per investimenti come dire che un investimento oggi di 50 miliardi genera una crescita del PIL di 150 miliardi.

Sul piano strettamente contabile monetario un maxi programma da 50 miliardi (per lavori infrastrutturali senza il cappio della corruttela nella risistemazione del territorio dal punto di vista idrogeologico, nella messa in sicurezza degli edifici pubblici dalle scuole agli ospedali, nel potenziamento delle comunicazioni ferroviarie specialmente al sud tuttora a binario unico, nella creazione di asili nido ecc.) si può immaginare dedichi una spesa di 25 miliardi in beni e forniture e altrettanti al costo della mano d’opera, che significa iniezione diretta nelle tasche dei cittadini.

Facciamo un poco di conti senza pretesa di scientificità, ma sulla base di quanto possa immaginare che accada un semplice cittadino.

Su 25 miliardi di forniture, lo Stato recupera immediatamente almeno 5 miliardi in IVA e 10 miliardi in IRPEF, mentre sui 25 miliardi spesi per la mano d’opera all’Erario rientrano come IRPEF quasi 6 miliardi e come IVA sui beni acquistati dalle varie buste paga altri 4 miliardi. Il totale di questi rientri è di quasi 25 miliardi, come dire che lo Stato si è indebitato di soli 25 miliardi.

C’è poi da calcolare l’effetto indotto derivante da questa ingente circolazione di nuova massa monetaria in eccedenza sulle normali transazioni dell’epoca dell’austerity, forzosamente assunta a dogma dall’Europa, con una catena di conseguenze positive per il bilancio pubblico, di ricadute sull’efficienza, sui servizi, sulla qualità della vita, sull’attrazione di nuovi investimenti per ricerca e sviluppo.

Per questo il Governo Conte dovrà insistere con Bruxelles, trovando le alleanze giuste, e rintuzzando il tetragono rifiuto tedesco a consentire il minimo scostamento dai limiti di debito prefissati, perché convenga sulla necessità di questa extra spesa devoluta esclusivamente ad investimenti.

In politica estera e soprattutto in politica economica internazionale è tutta questione di credibilità. Se sapessimo dimostrare che siamo indiscutibilmente intenzionati  ad invertire quella pessima prassi seguita dai governi Letta, Renzi, Gentiloni di ottenere ad ogni negoziato una flessibilità di spesa (deviando dall’obbligo al rientro dal deficit) di una quindicina di miliardi, immancabilmente sperperati in mance a destra e a sinistra che non hanno prodotto un euro in più di PIL , che non hanno innescato la crescita e che hanno fatto lievitare il debito, potremmo risollevarci.

Viceversa continuare ad andare giù per la china populista della spesa improduttiva in deficit degli 80 euro e dei bonus che non generano sviluppo, ci Camera dei Deputati - Voto di fiducia al governo Conteimpedirebbe di uscire dal pantano della stagnazione. Certo c’è di che temere sul possibile rialzo dello spread che oggi penalizza i titoli italiani rispetto a quelli tedeschi del 2,25%, soprattutto mentre ci avviciniamo alla conclusione del programma del “quantitative esasing” della BCE. Già oggi lo Stato italiano deve recuperare 10 miliardi di euro per la mancata riduzione del debito e 12,5 miliardi di euro per disinnescare la bomba ad orologeria piazzata da Renzi sotto la poltrona del Ministro del tesoro Tria (e dei bilanci familiari degli italiani)  costituita dall’obbligo assunto di far scattare le clausole di salvaguardia (cioè rincari) per evitare l’aumento dell’IVA da gennaio 2019.

E allora accanto al programma di spesa di investimento indicata dal Ministro Savona, che auspico sia parte integrante del progetto di legge di stabilità 2019, dovrebbero scattare altre due misure che ho definito all’inizio di giugno come sforzo patriottico e come utilizzazione del risparmio nascosto a fini di pubblica utilità con l’emissione di titoli di stato a zero interesse, riservati a cittadini che paghino le tasse in Italia con leggeri sconti sull’IRPEF.

Inoltre l’Italia non può emettere moneta perché vincolata dal sistema euro, ma può benissimo coniare monete commemorative in oro, per la tesaurizzazione pubblica. Basterebbe sfruttare una delle tante ricorrenze (2018 centenario della fine della prima guerra mondiale; 70 anni dell’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica e della dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo; 2019 inizio IX legislatura del parlamento europeo; quinto centenario della morte di Leonardo da Vinci il cui uomo di Vitruvio già figura sulla moneta da 1 euro ecc.) per immettere sul mercato per la tesaurizzazione dei risparmiatori monete aure in lire oro con prezzo di emissione doppio del valore intrinseco e rimpinguare le casse dello Stato di altri miliardi.

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(*1) Il precedente articolo dell’ Ambasciatore “L’Italia assediata in un vicolo cieco” 

è stato pubblicato su questa testata in data 28.06 ed è visionabile tramite il seguente link:  

https://www.consulpress.eu/riformare-l-europa-un-obbligo-per-l-italia-dopo-il-1-giugno/