Skip to main content

“UNA REPUBBLICA NATA-MALE”
….e la sua aspirazione ad un “Vassallaggio Felice”

Scritto da Stelio W. Venceslai il . Pubblicato in .

UN’ANALISI POST-PRESENTAZIONE DI “UN LIBRO quasi d’INCHIESTA” 

Ho partecipato recentemente alla presentazione di un Libro dal titolo inquietante: Una Repubblica nata male, di Renato Biondini. (*1)
Ne è seguito un dibattito molto acceso, dominato però da un profilo comune: la pressoché totale ignoranza della storia del fascismo negli ultimi anni e sulla nascita della Repubblica italiana.

Dopo più di un secolo dalla costituzione dei Fasci di combattimento (ma cos’erano? Fantasmi del passato?), si parla ancora, spesso a sproposito, di fascismo e antifascismo, in genere con le stesse considerazioni stucchevoli che sono divenute un luogo comune. 
Un diluvio di pubblicazioni sull’argomento aumenta la confusione di chi vorrebbe capire e conoscere la verità, una verità che sfugge, nella nostra Repubblica, da molti anni, fin dai tempi della sua costituzione e questo è un peccato di conoscenza che ci portiamo dentro.

La prima associazione, quella tra fascismo italiano e social-nazionalismo tedesco, pecca di semplicismo. Il fascismo è stato un’ideologia che ha contagiato il mondo, fondandosi sulla brillante intuizione del corporativismo, che mediava nel conflitto allora esistente fra capitale e lavoro. Nulla di tutto questo, invece in Germania, dove il nazismo esprimeva solo un desiderio di potenza e di rivincita della Germania, dopo la sconfitta della 1^ Guerra mondiale. Più tardi, le mistificazioni ideologiche di Himmler risvegliarono i miti nordici e norreni, un’operazione astratta che si tradusse nel paganesimo razzista.

Il Fascismo conobbe molti imitatori e molte esperienze, in Europa, in America Latina, in Asia. Il nazismo ebbe successi effimeri solo là dove s’impose con la forza delle armi. La sciagurata associazione politico-militare dell’Asse confuse e confonde tuttora le idee. Il Fascismo esaltò i valori della Nazione. Fu una dittatura temperata da due fattori importanti che evitarono gli eccessi di Stalin e di Hitler: la Monarchia e la Chiesa. Fu la monarchia a decidere la fine del regime, non la guerra o l’antifascismo dei fuoriusciti, i veri resistenti dell’epoca. 
Definire pagliacciate, se non peggio, le esibizioni pubbliche dei gerarchi o le parate osannanti, al passo romano, è del tutto improprio. Ogni anno, l’8 maggio, sulla Piazza Rossa, si esibisce l’esercito russo (ex sovietico). Lo stesso accade in Cina o nella Corea del Nord e financo nell’Iran. Dittature, si dirà, ma nessuno si azzarda a definire tali manifestazioni come pagliacciate. Erano pagliacci anche i nostri nonni e nostri padri che applaudivano Mussolini?

La morte di Mussolini, l’assassinio di Claretta Petacci, la fucilazione dei gerarchi a Dongo fanno parte di una nemesi storica vergognosa (lo scempio di Piazzale Loreto). Perché fucilarli e non, invece, processarli ? Si aveva timore di verità sconosciute? Tuttavia si può capire che nell’ebbrezza del successo e della fine della guerra si commettessero degli scempi. È accaduto anche in Romania, con Ceausescu e sua moglie, ma almeno ci fu una parvenza di processo.

La fine della guerra civile, nell’euforia delle vendette e della ricostruzione, ha fatto dimenticare molte vergogne. 
Non sappiamo ancora chi uccise Mussolini (e perché). Esistono almeno sei o sette versioni successive e contraddittorie che nulla hanno chiarito su come si svolse l’esecuzione. Valerio, i partigiani, gli Inglesi? 
Non sappiamo se la Petacci fu violentata prima di essere assassinata e perché si vietò che si facesse l’autopsia del suo corpo. 
Non sappiamo che fine abbia fatto il famoso tesoro di Dongo e chi se lo sia spartito. I comunisti? I partigiani? E perché? A quale titolo? Quelli non erano soldi fascisti, ma italiani. 
Non sappiamo che fine abbiano fatto le carte che gelosamente custodiva con sé Mussolini. Il famoso carteggio con Churchill? Mistero. 
Non abbiamo mai indagato su una guerra decisa male, condotta in modo pessimo (*2) e schiantata dalla defezione dei responsabili militari dopo l’8 settembre. I responsabili, generali e ammiragli, non sono mai stati processati o, se lo sono stati, furono assolti o messi in libertà dopo pochi mesi. Ne andava di mezzo il “prestigio” dell’esercito. L’unico generale italiano che è stato fucilato lo fu dagli Inglesi, dopo l’8 settembre, il generale Bellomo. Volete un esempio dell’ipocrisia ufficiale italiana? Eccolo: a pag. 470 della dispensa n. 6 del Bollettino Ufficiale 1941, tanto per fare un esempio, lo Stato Maggiore della Difesa riporta la morte del generale con queste parole: “Fu collocato in congedo I’1’1.9.45. Deceduto a Nisida per ferite d’arma da fuoco”. Nessun commento è possibile di fronte a queste parole.

Sulle atrocità commesse dall’occupante italiano in Slovenia, in Croazia, in Grecia, in Montenegro, nulla si è fatto. Vige ancora l’idea “Italiani brava gente” o “l’armata s’agapò”, ben nota nei postriboli di Atene, per non parlare dei massacri di Graziani in Etiopia o delle deportazioni in Libia.
Episodi troppo remoti per guastare la coscienza dei benpensanti. Non siamo stati diversi dagli altri di cui con orrore ricordiamo episodi di atrocità, dalle truppe tedesche che operarono in Polonia, in Ucraina, in Bielorussia, o da quelle russe a Berlino e neppure da quelle americane (Sicilia) o giapponesi (massacri di Nanchino) o da quelle slovene in Istria.
Non parliamo, poi, dei massacri sovietici sui prigionieri di guerra russi, considerati traditori perché si erano arresi.

Con la fine della Repubblica Sociale molti fascisti della prima ora furono improvvisamente fulminati e illuminati dalla libertà (conquistata da altri) e divennero antifascisti di fede intemerata. Una volta si diceva, voltagabbana, anche se rinnegarsi significava mangiare od ottenere vistose prebende con il nuovo corso politico. Ma la politica, si sa, è un continuo cambiare di fronte. 
Il primo esperimento versipelle fu in Sicilia, dove la mafia americana trovò terreno fertile per antiche consanguineità, favorendo l’invasione alleata.
Nel breve volgere di pochi anni fu filo americana e antifascista e poi indipendentista. Quando il vento cambiò con la strage di Portella delle Ginestre (altro insoluto mistero della nostra storia. Chi armò gli uomini di Giuliano?), l’anticomunismo fece breccia su quello sciagurato Paese di confine tra l’Occidente e l’Unione sovietica che è l’Italia.

Chi volle la morte di Enrico Mattei, di Pasolini, di Moro? L’oscuro e tragico periodo delle Brigate rosse e nere che insanguinarono l’Italia? Quanti processi inutili per non accertare la verità!
E i misteri del caso Cirillo e la tragedia di Ustica? Cosa accadde a Piazza Fontana, a Milano? Nomi dimenticati, in gran parte travolti dal quotidiano o dall’ipocrita ossequio liturgico. 
Piano Marshall e Patto Atlantico furono un argine, pagato da sottomissione e complicità mafiose. Quell’idea di Nazione che era stata il fulcro di tutta la propaganda fascista entrò nel “vassallaggio felice”, secondo una fortunata affermazione del Presidente Mattarella, un vassallaggio che dura tutt’ora, nonostante i cambiamenti di governo e di orientamenti politici (ben settantaquattro governi dal 1943 al 2024!). 
L’unica verità che emerge da tutte queste considerazioni e domande senza risposta è che l’Italia non ha fatto i conti con la propria storia, si balocca ancora tra fascismo e antifascismo di un passato morto e sepolto. Tutti sono fascisti, se non la pensano come me. Però, siamo tutti antifascisti. 
Ma che significa? Nulla, come la conoscenza della storia del nostro Paese. Un grande Paese vive della sua storia, non la dimentica e non la nasconde. Soprattutto, non la deve ignorare.  Right or wrong, it’s my country.    

_____________________STELIO VENCESLAI 


NOTE  A  MARGINE
Prima di esaminare alcune specifiche note (*), desidero evidenziare di aver intenzionalmente coinvolto Stelio Venceslai per un suo approfondimento sulla Consul-Press, post la presentazione di questo “Libro dal titolo inquietante” (così da lui stesso definito), in quanto i tempi dedicati al dibattito presso l’Hora-Felix  erano stati eccessivamente superati. E desidero  altresì precisare che Stelio Venceslai – storico medievalista, scrittore, saggista e conferenziere – già da molti anni è un ambito e gradito ‘Opinionista’ (pur se con qualche diversificazione) su questa Testata, così come Conferenziere è spesso presente all’Hora-Felix  …così come da molto tempo la nostra Redazione e molti Amici di Hora-Felix partecipano con vivo interesse alle sue Conferenze presso vari Cenacoli e Circoli, sia in ambito Culturale, sia in ambito Cavalleresco.

(*1) “Una Repubblica Nata-Male – L’Italia dal fascismo al secondo dopoguerra”,  scritto da Renato Biondini e pubblicato dalla Casa Editrice NISROCH“i Libri che aprono la Mente”,  è stato presentato giovedì 6 febbraio presso il Caffè Letterario HoraFelix in Roma davanti ad un folto pubblico.
Con Maurizio Messina – Anfitrione di Hora Felix, erano presenti l’Autore, l’Editore Mauro Garbuglia, il Prof. Francesco Lizzani – Docente di storia e filosofia, con una genetica passione per la cinematografia, quale figlio d’arte ed ivi invitato direttamente dallo stesso Autore, nonché il Prof. Stelio Venceslai – quale relatore e coordinatore dell’incontro. 
Poiché ad essere permalosi forse si fa peccato, ma spesso ci si azzecca …a me personalmente non sono piaciuti i frequenti interventi interruttivi del Prof. Francesco Lizzani, formulati con stile forse accattivante ma altresì ‘cattedratico’ e forse un po’ spocchioso, similarmente al Prof. Angelo d’Orsi, che spesso pontifica in TV. 
E’ vero, purtroppo, che la “Storia” viene scritta solitamente dai c.d. Vincitori, ma è pur vero che non possono essere sempre ignorate o sottovalutate le motivazioni dei c.d. Sconfitti.  
AL RIGUARDO, perché l’Autore Renato Biondino quando ha letto una commovente lettera indirizzata alla sua Famiglia da un giovane Partigiano condannato a morte, non ha poi citato alcuna pari e nobile lettera  di giovanissimi combattenti della R.S.I., condannati anche loro  a morte ?  …..Perché secondo i canoni marxisti (al tempo ereditati dal PCI ed ancor oggi perpetuati dall’ANPI e da tutta la galassia delle “Sinistre”) esistono “Morti di serie A” (i Loro) e “Morti di serie Z” (gli Altri).
AL RIGUARDO, perché il Prof. Francesco Lizzani (il cui Padre è stato un famoso ed apprezzato regista) quando – in concomitanza dell’avanzata Anglo-Americana e delle truppe di colore – ha esaltato alcune “insurrezioni partigiane” come per es. a Napoli, non ha poi accennato ad una eroica “Anti-Resistenza dei Giovani Fascisti” a Firenze per ostacolare o rallentare l’ingresso nella loro Città degli Invasori, …divenuti poi Liberatori
AL RIGUARDO, perché non si parla quasi mai dell’infamante “DIKTAT” che l’Italia sconfitta è stata obbligata a sottoscrivere a fine della II^ Guerra Mondiale nei confronti delle Potenze Vincitrici e dei c.d. nostri nuovi “Alleati” ? Perché le aberranti e vergognose clausole imposte alla Nostra Nazione non appaiono sui Testi Scolastici, così come fino a pochi anni fa era vietato parlare dell’esistenza delle Foibe e della tragedia subita dalle nostre Popolazioni d’Istria e Dalmazia ?

(*2) Su “una guerra decisa male, condotta in modo pessimo” ritengo sia opportuno rammentare un precedente dibattito svoltosi sempre davanti ad un numeroso uditorio ad Hora-Felix tra Gianfranco Giulivi, Antonio Parisi e Fabrizio Federici intitolato “Una Narrazione Storica ‘al Contrario’ – La Guerra Italiana 1940-43, pubblicato sulla Consul-Press il 2 luglio 2024. 

…* 3)  …CI SAREBBERO inoltre molti altri argomenti da approfondire, ma ritengo per ora opportuna una sospensione per riprendere questo dibattito al più presto con una più vasta platea di interlocutori, soffermandomi però su una ultima riflessione e precisamente  sul “Vassallaggio Felice”, locuzione coniata da Sergio Mattarella – Presidente della Repubblica Italiana, se non erro durante un discorso pronunciato il 5 febbraio presso l’Università di Marsiglia, in occasione del conferimento di una Laurea Honoris Causa.
Non vorrei essere provocatorio nei confronti dell’attuale Capo di Stato, ma  desidererei sapere se tale definizione, secondo i suoi intendimenti, dovrebbe o potrebbe riguardare anche la “Nostra Italia” sia nei confronti dell’Europa sia degli U.S.A., ritornando con i ricordi a due specifici tragici episodi: Marcinelle (BELGIO – 5 Agosto 1956); Funivia del Cermis (ITALIA – 3 Febbraio 1998). 

Una guerra persa comporta comunque “Un Vassallaggio” ma che, poi, sia “felice” è  un altro discorso ! 

_____________GIULIANO MARCHETTI


QUI DI SEGUITO SI RIPORTA L’INTERO SVOLGIMENTO DELLA “TAVOLA ROTONDA” E  DEL DIBATITO SCATURITO AL TERMINE DELLA CONFERENZA, DIBATTITO CHE AUSPICHIAMO POSSA ESSERE RIPRESO IN UN NUOVO INCONTRO SEMPRE PRESSO IL “CAFFE’ LETTERARIO HORA-FELIX”, POSSIBILMENTE CON L’AUSILIO DI “RADIO RADICALE” A CUI VA IL SENTITO RINGRAZIAMENTO ANCHE DA PARTE DELLA REDAZIONE DELLA CONUL PRESS .