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Unione Europea e la storia semi-segreta del Piano Kalergi

Mito o Realtà? Informarsi prima, per conoscere e leggendo apprendere

Praktischer Idealismus – Idealismo pratico. Oggi situazionismo dilagante?

Raffaele Panico

Unione Europea, in questi ultimi mesi vediamo come il potere aggregante si va sempre di più sfaldando. Siamo oramai ben oltre la linea del cosiddetto choc da Brexit. Il collante dei cosiddetti padri fondatori della “Nuova Europa” è solo uno spettro che si aggira per il vecchio continente o, distintivo stemmi e bandiere al vento e chiacchiere televisive.

L’idea non era male, successiva al conflitto mondiale, quando i padri fondatori iniziarono a progettare la pace e la progressiva unità e prosperità della parte occidentale del continente, per dar vita ad una comunità di Stati in cooperazione tra di loro, allargandosi poi, furbi e maliziosi, fino alle frontiere dell’ex Unione sovietica: quindi… tutto è andato oltre ogni discutibile previsione iniziale.

La versione ufficiale di facciata, portata avanti dall’intero apparato composito e variegato del progetto Unione europea, ha finito per sfilacciarsi e se trama occulta fosse mai esistita o esista, da soli i protagonisti l’hanno denotata. Troppi i giocatori tra grandi medi e piccoli Paesi, di poche centinaia di kmq, e molteplicità di persone disparate e figuri che hanno fatto la risultante ed il “bilancio” che osserviamo di semestre in semestre.

E qui c’è l’altra storia, quella che è stata oscurata e, grattando bene il fondo, come su quelle vecchie pergamene riutilizzate dai longobardi giunti in Italia, si rivela il progetto di Kalergi. Chi era? Un aristocratico, estesamente Richard Koudenove-Kalergi (1894-1972), giapponese di madre e austriaco di padre, che mai ha figurato come il protagonista ufficiale della procedura degli avvenimenti, oggi diremo del situazionismo. L’idea come sopra detto, non era male, ma era in cantiere fin dalla fine del primo conflitto mondiale, per il nobile e saggio intento di mantenere la pace in Europa pur sapendo che, i Trattati di pace erano una pausa per riprendere alla prima occasione le ostilità.  Kalergi si muoveva un passo indietro, nella penombra e dietro le quinte, muoveva i cosiddetti padri fondatori, una volta tornato in Europa dagli Stati Uniti dopo il secondo conflitto. Seppur, in buona fede, agivano i vari De Gasperi, Schuman, Adenauer. E molti cittadini comuni anonimi e statistici che nel progetto Unione europea hanno posto speranza. Certamente Kalergi era più influente di questi ultimi tre grandi perché a differenza loro, egli aveva un punto di vista più alto, di maggiore durata temporale e il suo piano si giocava su più continenti e non solo sullo scacchiere europeo.

Kalergi tra le due guerre era già operativo, e nel 1922 fonda la Paneuropa o, Unione Paneuropea, con lo scopo apparente di impedire un nuovo conflitto continentale che, di fatto, era già segnato con inchiostro rosso sangue nei vari trattati di pace firmati da vinti e vincitori, e vincitori nullatenenti ovvero l’Italia e il Giappone, con la Russia proscritta in quanto fuori con la pace di Brest-Litovsk e l’avvento del bolscevismo con la rivoluzione d’Ottobre. Nel 1925 presenta una sua relazione alla Società delle Nazioni dove le sue finalità si manifestano chiaramente. L’obiettivo punto primo dell’austro-giapponese Kalergi era quello appunto unificare l’Europa per integrarla successivamente all’interno di un’organizzazione mondiale unificata politicamente. Un governo mondiale da federare un passo alla volta, attraverso federazioni continentali detti “continenti politici”, una volta realizzata la “Paneuropa”. Nel suo libro «Praktischer Idealismus» pubblicato nel 1925, Kalergi espone una visione multiculturalista e multi-etnicista dell’Europa, dichiarando che gli abitanti dei futuri “Stati Uniti d’Europa non saranno i popoli originali del Vecchio continente, bensì una sorta di […] mescolanza razziale” – e affermava senza mezzi termini che – “è necessario incrociare i popoli europei con razze asiatiche e di colore, per creare un gregge multietnico senza qualità e facilmente dominabile dalle élite” poste al potere di questa sorta di Pangea politica. “L’uomo del futuro sarà di sangue misto. La razza futura […] estremamente simile agli antichi egiziani, sostituirà la molteplicità dei popoli, con una molteplicità di personalità”.

Nel 1926 Kalergi organizza la prima conferenza paneuropea a Vienna. Presidente onorario è Aristide Briand (1862-1932). In quel convegno si decise anche l’inno europeo che, sarà appunto, l’Inno alla gioia di Beethoven, che guarda caso diventerà l’inno ufficiale dell’Unione Europea con bandiera a fondo azzurro e 12 stelline, anche a 28 Stati, oggi come sappiamo dopo la Brexit, 27. È con questo primo congresso che si tracciano inequivocabilmente gli obiettivi a breve, medio e lungo termine di questo calderone da scaldare al fuoco delle idee: “L’Unione Pan-europea ribadisce il suo impegno al patriottismo europeo, a coronamento dell’identità nazionale di tutti gli europei. Nel momento dell’interdipendenza e delle sfide globali, solo una forte Europa unita politicamente è in grado di garantire il futuro dei suoi popoli ed entità etniche. L’Unione Paneuropea riconosce il diritto all’autodeterminazione dei gruppi etnici allo sviluppo (…) culturale, economico e politico”. Arrivano gli anni Trenta, è Kalergi condanna fermamente il modello nazionalsocialista in Germania, di Adolf Hitler, e dell’Unione sovietica di Stalin. A seguito di questa posizione, la Germania nazista revoca definitivamente i finanziamenti all’Unione paneuropea concessi dall’industria tedesca, e dall’altra parte politica anche gli intellettuali filo-sovietici lasciano l’associazione paneuropeista. Allo scoppio del secondo conflitto il fondatore della Paneuropa si porta negli Stati Uniti, prende ad insegnare presso la New York University con seminari sul tema del federalismo europeo: “La ricerca per una federazione europea del dopoguerra”.

Giusto nel 1946, Kalergi torna in Europa, e gioca il suo ruolo di estrema importanza. La sua agognata idea di Paneuropa prende quota, le forze si coagulano in tutti i Paesi europei con delegazioni quali Paneurope France, Paneuropa Italia, eccetera. Nel giro di pochi mesi vennero diffusi gli ideali paneuropeisti a quelle personalità che appunto sono considerati i “padri fondatori della nuova Europa”. Le sue delegazioni contribuirono alla realizzazione dell’Unione parlamentare europea; successivamente il tavolo di gioco vede la creazione nel 1949 del Consiglio d’Europa. Tale impegno di eccellente intellettuale e fine politico gli consentirono di aggiudicarsi nel 1950 il prestigioso premio europeo “Carlo Magno”. In suo onore venne istituito il premio europeo Coudenhove-Kalergi che premia gli europeisti che si sono maggiormente distinti nel perseguire il suo “ideale” confederativo e mondialista. Nel 1978 nasce la fondazione Coudenhove-Kalergi trasformata nel 2008 in European Society Coudenhove-Kalergi. Periodicamente vengono da essa premiate personalità di spicco che si sono distinte per finalità europeiste come Sandro Pertini (1986), Juna Carlos I (1990), Helmut Kohl (1990), Ibrahim Rugova (2004), Angela Merkel (2010), Herman Van Roumpuy (2012), J.C Juncker (2014). Il premio è intitolato a Carlo Magno considerato il primo fautore dell’Europa unita in quanto, scegliendo Aquisgrana come sua residenza preferita, intese porre una sorta di ponte tra il passato e il futuro dell’Europa.

A ben osservare però la carta geopolitica dell’Europa di Carlo Magno è ben altra dalla estensione a 27 Paesi, che come appare è molto sovrapponibile alla maggiore estensione della Germania nazista prima della battaglia di Stalingrado.  

 La Bibbia di Kalergi – “Praktischer Idealismus”


qui il dubbio sorge spontaneo. Perché sembra non vi sia traccia dell’opera principale di Kalergi che, appare quasi speculare al Mein Kampf ? Ossia, denotano entrambe le opere la personalità e i fini politici e possono essere considerate un testamento. Il libro, “Praktischer Idealismus” (Idealismo pratico) è tuttora censurato in Germania, non risulta acquistabile o disponibile in nessuna libreria… Strano ma vero. Fin dalla fine della seconda guerra mondiale, quasi interamente la letteratura della dottrina politica del nazionalsocialismo e di preparazione ideologica al Terzo Reich, libri della SS Ahnenerbe è stata fatta sparire, anche l’opera di Kalergi dunque è chiaramente finita nell’oblio, o celata in qualche soffitta o cantina? O, forse acquistabile on line? Provare per credere.

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