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Vergarolla 18 agosto 1946 strage di innocenti

L’ESODO di 360.000 ITALIANI, le FOIBE  
e la strage
di
Vergarolla a Pola  il 18 agosto 1946

Foibe le voragini dovute alla natura carsica del suolo della Venezia Giulia, ne sono state contate oltre 1700. Venivano uti­lizzate dagli abitanti come naturali discariche per i rifiuti di una economia rurale, dentro si gettavano carcasse di animali. La parte costiera della regione storica dell’Istria era la più popolosa con una maggioranza della popolazione italiana intorno al 90%, la restante era slava; all’interno, il rapporto oscillava attorno ad un 60% per la prima componente ed il 40% per la seconda. L’Istria è costellata di foibe. È con le foibe durante la Seconda guerra mondiale, soprattutto dopo l’armistizio e ancora a guerra finita, che è stata effettuata la prima pulizia etnica dai tempi delle guerre risorgi­mentali dell’800.

Ne sono state utilizzate circa 130 per fare pulizia etnica. Prima i tentativi di snazionalizzazione di una etnia non hanno mai raggiunto l’eccidio sistematico di tanta popolazione non più protetta dal proprio Stato. Pensiamo alla chiusura delle scuole italiane con la fine dello Stato veneziano e durante le guerre d’Indipendenza, prima del 1859 e dopo il 1866. 

Il confine orientale italiano e dell’Europa centro-orientale dopo la Grande guerra doveva ancora cambiare in meno di venti anni. La storia la fanno i vincitori, ma il silenzio è anche un’operazione che viene consentita da coloro i quali per­dono la propria identità culturale. Gli istriani, i fiuma­ni e i dalmati dell’esodo 1945-49 non hanno dimenticato la propria identità. Uno dei 360.000 dell’esodo, allora appena bambino, è stato testimone tra tanti, e ha ricordato: “a Bologna i ferrovieri comunisti ci sputarono addosso e impedirono che la tradotta facesse sosta per un po’ d’acqua e di pane. A Roma fummo sistemati nelle baracche. Eravamo fascisti solo perché avevamo scelto l’Italia e non il comunismo di Tito”.
Il terrore dei comunisti nazionalisti slavi avvenne in due tempi. Il primo passaggio per gli italiani di pulizia etnica avvenne all’indomani dell’armisti­zio: dopo l’8 settembre ’43 furono 28 giorni di terrore mirato a sopprimere la classe dirigente ita­liana; poi annessa la Venezia Giulia e la Dalmazia al Terzo Reich, i vigili del fuoco di Pola contarono le prime 999 vittime infoibate. Vennero individuati per innescare le premesse di un esodo quasi completo degli italiani le persone rappresentanti le istituzioni: il finanziare, il podestà, il prete, il preside, il notabile, il carabiniere ecc.
Poi, a guerra conclusa, per scatenare l’esodo di massa degli italiani riprese il terrore. Trieste, risparmiata nel set­tembre-ottobre del ’43, tra il 1 maggio e il 15 giugno 1945, il IX Corpus jugoslavo occupa la città e continua la strage. Saranno proprio i militari anglo-americani, dopo la breve occu­pazione jugoslava, ad informare il Comando supremo alleato che scom­parvero, nella sola provincia di Trieste, ben 3.000 persone, 1480 deporta­te e oltre 1.500 scomparse[1]. A Pola, invece, il 18 agosto 1946, il terrore contro gli italiani viene perseguito con un orribile atto contro l’umanità: vengono fatte esplodere 19 mine collegate tra loro cancellando l’esistenza di 109 persone, e numerosi feriti.
Erano solo famiglie di bagnanti su una spiaggia di Vergarolla, località nei pressi di Pola, ignari che a guerra finita la sistematica ferocia della pulizia etnica potesse insistere ancora [2].
La guerra era finita e la Repubblica Italiana era stata sancita dal referendum del 2 giugno stesso anno. Vergarolla è stata la prima, e la più sanguinosa strage terroristica nella storia repubblicana, più atroce di Piazza Fontana e della Stazione di Bologna. Allora di fronte a tanta ferocia la via dell’esilio è stata la sola ancora di salvezza. 

ARENA DI POLA

Note, [1]  [2] Si veda, il Borghese», “Istria — Dove le pietre parlano italiano”, 17 settembre 1997, n° 23 – a. XLVIII, p 32.

Bibliografia essenziale

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*La Rivista dalmatica, fondata a Zara nel 1899 da Luigi Ziliotto e Roberto Ghiglianovich, Roma edita dall’Associazione Nazionale Dalmata di Roma, anni Settanta e passim.

* G.Ugo, Il problema jugoslavo e l’Italia 1915-2000 – la condotta occidenta­le, Roma, Ed Settimo Giglio, 2001.

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*Raffaele Panico, L’Italia dimenticata, Roma Latina

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