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Vincent van Gogh a Roma: la suggestiva esposizione a Palazzo Bonaparte

L’8 ottobre è stata inaugurata a Roma una mostra dedicata a Vincent van Gogh, artista geniale e tormentato, per i 170 anni dalla sua nascita. Si tratta di una mostra prestigiosa, prevista fino al 26 marzo del 2023,  che raccoglie alcuni capolavori del Museo Kröller Müller. Con questa esposizione la Capitale si rimette in gioco utilizzando la carta internazionale dell’incontro e dello scambio con le principali realtà culturali dell’Europa e del Mondo.

L’esposizione comprende 50 opere tutte provenienti dal museo Kröller–Müller di Otterlo, nei Paesi Bassi, e ripercorre le tappe salienti della vita del pittore: l’Olanda della sua giovinezza, poi Parigi, Arles, St. Remy e Auvers-Sur-Oise. Dunque la mostra si articola seguendo cronologicamente la sua vita breve, tormentata e geniale. Le opere esposte in sale scure, sono sapientemente illuminate da luci dirette, che danno maggior risalto ai colori. Sono affiancate da testimonianze biografiche, riferimenti geografici e temporali. Gli strumenti audiovisivi danno parola alle lettere scritte da Vincent van Gogh al fratello Theo e agli amici, veri scritti sublimi che accompagnano i dipinti.

Gli esordi della giovinezza si esprimono nei dipinti monocromi di bistro bruno. Con severo realismo raccontano impietosamente, ma con commozione, la quotidianità di miseria e lavoro faticoso della gente nei campi o nelle faccende domestiche. In questa parte del percorso museale sono presenti le tele e i disegni raffiguranti personaggi semplici. Vediamo dunque persone intente a mangiare patate, tessitori, boscaioli, donne dedite ai lavori domestici o a trasportare pesanti sacchi di carbone.

Con il trasferimento a Parigi le sue tele si colorano di impressionismo e puntinismo. Il periodo parigino è caratterizzato da grandi cambiamenti e approfondimenti al punto che inventa un nuovo stile pittorico, sperimentando anche i contrasti simultanei dei viola e degli arancio, o dei gialli con i blu. Il famoso “Autoritratto” testimonia il suo nuovo interesse per la fisionomia umana insieme all’accurata ricerca del colore: lo sguardo penetrante che rivolge allo spettatore mostra un’insolita fierezza, l’immagine di un’idea di sé tumultuosa e complessa. È questa un’opera straordinariamente audace attraverso la quale il pittore vuole lasciare una traccia della sua inquietudine. I veri capolavori sono quelli che dipinge ad Arles, immerso nel caldo della Provenza.

Nella parte finale dell’esposizione sono presenti le sue ultime tele. Sono le opere dipinte nei mesi trascorsi tra l’ospedale psichiatrico e la casa dell’amico Gachet. In questo periodo il suo stato mentale è ormai compromesso e di lì a poco porrà fine alla sua vita. Di quegli anni  sono le tele “Il burrone“ in cui lo spettatore ha l’impressione di precipitare, il “Ritratto di giovane donna” dallo sguardo senza vita e “l’Aurora” con i suoi vortici risucchianti. Tra i capolavori dell’ultimo periodo anche il “Vecchio disperato“ che precede ed è metafora della sua morte (si suicidò di lì a poco) e la tela de “Il seminatore al tramonto“.

Proprio quest’ultima tela lo scorso 4 novembre è stata oggetto di un’azione dimostrativa da parte di attivisti ambientalisti. Tre del movimento ecologista Ultima generazione, estensione di Extinction Rebellion che ha già attuato questo tipo di proteste in diversi musei all’estero, hanno imbrattato il quadro. Sporcandolo con della zuppa di verdura, hanno urlato slogan contro l’uso del carbone e sulle conseguenze del cambiamento climatico. L’opera era fortunatamente protetta da una teca.

Vincent van Gogh è l’esempio drammatico di un’esistenza fulminante. Nato nel 1853, è vissuto solo 37 anni, caratterizzati da molteplici attacchi di follia e lunghi ricoveri nell’ospedale psichiatrico di Saint Paul in Provenza. La sua esistenza è terminata nei campi di Auvers, dove si è tolto la vita con un colpo di pistola al petto. Quella che emerge dall’esposizione è una grande anima, vitale e creativa,tanto geniale quanto incompresa e disprezzata. Solo all’indomani della sua morte gli fu tributato l’onore che meritava. Nonostante il dolore, la sua arte è una pietra miliare per la pittura del XX secolo e non l’espressione di una mente disturbata e di una vita tragica.

                                                                                                                                                      Veronica Tulli

 

 

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