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Enrico Endrich e i “vitalizi”

‘Martedì 18 luglio su “Il Giorno” un articolo di fondo, a firma Ettore Maria Colombo, riporta la storia di un parlamentare sardo, ahimè “fasssista”, vale a dire del Movimento Sociale Italiano, con un cognome vagamente insolito: Endrich. …… Perchè ricordarlo?

Perchè è il primo della storia postbellica italiana che ha ferocemente rifiutato il “vitalizio”, lo zuccherino di grossissimo formato che gli attuali parlamentari succhiano, ben decisi a farselo lasciare nonostante la povertà italiana e la forbice fra loro ed i lavoratori di ogni necessaria attività nello Stato.

Pluridecorato e Podestà di Cagliari (quindi sindaco, di pasta diversa, evidentemente, dei sindaci oggi di moda e di partito) Enrico Endrich, dopo diverse medaglie d’oro, rifiuta per ben due volte il “vitalizio”, sia nel 1972, sia nel 1976. Era soddisfatto di aver dedicato se stesso, in guerra e pace, alla Nazione che adesso tutti fanno finta che non ci sia, mezza svenduta com’è a stati esteri e a multinazionali. Nonostante il nome esotico, era più italiano dei rampolli politici attuali, era meno bilioso e più determinato ed esperto di un M5S, meno assetato di migliaia di euro oltre le migliaia già possedute di uno striminzito parlamentare FI. Era un’ Istituzione che non aveva perso, come anche gli abiti talari tutti, la fede pulita del vero uomo.

Ora, che più cocente che mai si fa il problema della riduzione – di un bocconcino – del vitalizio a fronte di poche ore lavorate, di infinite bestialità dette e fatte, la sua decisione ed il suo esempio diventano un’arma di offesa sulla insulsaggine e sulla pochezza morale di tanti attuali parlamentari in carica.

Marilù Giannone