Zelensky alla Corte penale internazionale dell’Aia
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky parlando alla Corte penale internazionale dell’Aia ha dichiarato che solo «la creazione di un tribunale speciale per l’aggressione russa sarebbe in grado di rispondere all’attacco di Mosca. È ingiusto nei confronti delle generazioni future lasciare problemi che non possiamo risolvere ora. È sbagliato che qualcuno abbia paura di dare piena forza alla giustizia. Questa è la guerra che non volevamo, quella che deve essere l’ultima».
L’Aia a marzo ha emesso un mandato di cattura per Vladimir Putin, accusato di crimini di guerra.
Il presidente Zelensky ha poi rilasciato le sue dichiarazioni alla stampa affermando con fermezza: «Vinceremo. Non vinceremo solo sul campo di battaglia, tutti i Paesi si sono uniti per aiutare gli ucraini a difendersi. Stiamo parlando di una guerra di aggressione da qualcuno che è abituato alla totale impunità. Chi lancia una guerra poi non ne risponde: per questo chiediamo che la Russia riceva una sentenza da parte della giustizia. Ci deve essere la giustizia che rispetta il valore della libertà. È quello di cui abbiamo bisogno adesso».
«All’Aia avremmo voluto vedere un altro Vladimir, quello che merita di essere condannato per i suoi crimini nella Capitale del diritto internazionale. Sono sicuro che questo succederà, quando vinceremo e noi vinceremo!», conclude Zelensky.
Mosca ha lanciato attacchi aerei su Kiev e altre Città ucraine, inclusa Odessa, senza provocare vittime. Esplosioni udite anche a Zaporizhzhia, mentre allarmi aerei sono risuonati in 7 Regioni. Kiev ha distrutto 18 droni su 24. Per le autorità ucraine si tratta “dell’attacco russo più intenso del 2023”. I raid seguono l’esplosione di un drone sulla cupola del Cremlino. Per Mosca, Stati Uniti, Regno Unito e i Paesi Nato in generale sono “i principali responsabili” delle azioni del Governo di Kiev.
«Kiev ha ammassato decine di migliaia di soldati lungo la linea del fronte nella provincia di Zaporizhzhia e la controffensiva potrebbe cominciare in ogni momento», ha affermato Vladimir Rogov, membro dell’amministrazione della parte della Regione sotto il controllo russo. Poi ha aggiunto che probabilmente le truppe ucraine non ingaggeranno combattimenti per conquistare Melitopol, ma la eviteranno passandole a est e punteranno dritte verso il Mar d’Azov, a sud, con l’intento di tagliare le forze di Mosca nel Donbass da quelle in Crimea. Secondo Rogov, già ieri sera forze ucraine, dopo avere condotto un massiccio bombardamento di artiglieria, hanno cercato di compiere un’incursione di ricognizione vicino alla cittadina di Orekhovo, ingaggiando con le truppe russe una battaglia di circa un’ora.
Nella Regione gli ucraini di Zelensky hanno schierato la 46ª brigata d’assalto aviotrasportata insieme alla 116ª e 118ª brigata che si aggiungono a 12.000 combattenti già presenti sulla linea del fronte. Intanto più a ovest, nella Regione di Kherson, ci sono segnali di un innalzamento del livello delle operazioni militari ucraine.
Il governatore filorusso Vladimir Saldo ha affermato che le forze di Mosca, schierate sulla riva sinistra del Dnepr, hanno abbattuto ieri quattro droni inviati dalle truppe di Kiev, che occupano la riva destra. Da parte sua il portavoce del gruppo di combattimento russo del Dnepr, Alexey Rulyov, ha detto che bombardamenti russi sulla riva destra hanno colpito squadre di mortai e radar ucraini e, vicino ai villaggi di Burgunka e Lvov, hanno centrato veicoli blindati e impedito la rotazione delle unità nemiche sulla linea del fronte.
La Russia ha denunciato un’ondata di “attività terroristiche” e “sabotaggi” ucraini “senza precedenti” sul suo territorio, il giorno dopo un presunto attacco di droni contro il Cremlino di cui Mosca ha incolpato Kiev. “Le attività terroristiche e di sabotaggio delle forze armate ucraine stanno assumendo una portata senza precedenti”, ha dichiarato il ministero degli Esteri russo in una nota. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha anche fatto sapere che secondo Mosca «ci sono gli Usa dietro all’attacco compiuto con due droni inviati dall’Ucraina».
“Non c’è dubbio che ci sia il regime di Kiev dietro i tentati atti di terrorismo contro il Cremlino”. Mosca risponderà all’attacco con droni, “in conformità con la valutazione della minaccia che Kiev ha creato per la leadership della Federazione russa”, continua il dicastero, secondo cui le “attività terroristiche e di sovversione stanno aumentando”.
Attacco con quattro droni contro la raffineria di petrolio di Ilsky, nel distretto di Seversky della Regione russa di Krasnodar. Le fiamme si sono sviluppate in un’area di circa 400 metri quadrati. Non ci sono state vittime e le fiamme sono state spente. Sempre la scorsa notte, sarebbe stata colpita un’altra raffineria, nella Regione di Rostov, sempre vicino al confine con l’Ucraina. Dall’inizio della guerra, ci sono state numerose segnalazioni di incendi scoppiati in tutta la Russia e altri atti di sabotaggio che si ritiene siano stati compiuti dall’esercito ucraino o da gruppi partigiani locali.
Pechino ha ribadito che la sua posizione sulla guerra in Ucraina “non è cambiata” dopo il voto all’Onu del 26 aprile di sostegno alla risoluzione che descriveva il conflitto come “aggressione da parte della Federazione Russa”. La missione permanente cinese all’Onu, in una email al South China Morning Post (Scmp), ha chiarito che il voto era “sull’intero testo e non un’approvazione di quel paragrafo. La posizione della Cina non è cambiata e il voto non ha nulla a che fare con la telefonata tra i capi due di Stato di Pechino e Kiev, Xi Jinping e Volodymyr Zelensky.
Giorgia Iacuele